Il Castello di Acaya è uno splendido esempio dell’architettura militare cinquecentesca, insieme all’intero complesso difensivo del piccolo centro fortificato. L’originale nome di Acaya era Segine, donata in feudo nel 1294 da Carlo II d’Angiò al fedele capitano Gervasio dell’Acaya, i cui discendenti ne furono signori per tre secoli circa.
Nel 1506 Alfonso dell’Acaya iniziò la costruzione del primo nucleo del castello, che fu continuata da suo figlio Gian Giacomo, nato a Napoli, che provvide a rafforzare la fortezza ed il paesello con bastioni, baluardi e fossato. I lavori terminarono nel 1536, secondo quanto riportato da un’epigrafe inserita nei muri di uno dei bastioni. In memoria di Gian Giacomo il centrò mutò il nome in Acaya.
In seguito a quanto realizzato nel suo feudo e per le sue capacità di abile architetto militare, acquisite studiando le fortificazioni e le tecniche belliche rinascimentali, nonché per la fedeltà dimostrata all’Imperatore Carlo V, opponendo una fiera resistenza nel 1528 all’avanzata francese in Terra d’Otranto, Gian Giacomo ottenne l’incarico di ispezionare i castelli e le mura delle varie città del Regno di Napoli, al fine di fortificarli secondo i nuovi precetti dell’architettura rinascimentale, per renderli inespugnabili. In tale compito collaborò con Francesco Maria della Rovere, Duca di Urbino.
Alla morte di Gian Giacomo, avvenuta nel 1570, Acaya passò dapprima al Regio Fisco, quindi nel 1608 ad Alessandro De Monti che provvide a fortificarla ulteriormente. Alla fine del XVII secolo il feudo tornava alla Corte Regia per l’estinzione del ramo principale dei signori, ma nel 1688 fu acquistato dalla famiglia De Monti-Sanfelice che subito lo rivendette ai Vernazza. Questi fortunatamente non effettuarono modifiche e così il castello ha conservato sino ad oggi il suo aspetto di fortezza rinascimentale.
Il 23 settembre 1714 Acaya veniva attaccata ed espugnata dai pirati turchi e gran parte delle donne e bambini residenti si rifugiarono nel castello per volere di Anna Capuano, moglie del feudatario, il Marchese Aniello I Vernazza . Successivamente il feudo ed il castello furono venduti alla famiglia Onofrio Scarciglia di Lecce e da loro ai Rugge. Infine il maniero è stato acquistato dall’Amministrazione Provinciale di Lecce.
La struttura, in linea con i canoni costruttivi delle fortezze rinascimentali, si presenta a pianta quadrangolare con bastioni angolari bassi e spessi, idonei a resistere all’urto delle armi da fuoco pesanti. In particolare allo spigolo sudorientale è posto un bastione scarpato a forma di lancia, mentre agli angoli nordorientale e sudoccidentale si innestano due possenti torrioni cilindrici. I bastioni presentano cannoniere su tutti i livelli sia per il tiro diretto, sia per quello fiancheggiato. In tale sistema difensivo fu sperimentata per la prima volta la difesa radente. Al portale d’ingresso si accede attraverso un ponte in pietra, scavalcante il fossato, che probabilmente sostituisce l’originario ponte levatoio. Il castello comunque non ebbe solo funzioni militari bensì anche residenziali, come confermato dalla splendida sala ennagonale nella torre nordorientale.
Durante recenti lavori di ristrutturazione, sul lato settentrionale del maniero sono emerse le vestigia di una chiesetta bizantina ed alcune tombe violate. Inoltre è stato scoperto un bellissimo affresco risalente alla seconda metà del XIV secolo.
Cosimo Enrico Marseglia
In collaborazione con corrieresalentino.it