Il primo nucleo del Castello di Acquarica del Capo risale all’epoca normanna e venne eretto dalla famiglia Bonsecolo. La struttura originale aveva una pianta quadrangolare ed era formata da una cinta muraria rinforzata da un torrione. L’aspetto attuale, tuttavia, va attribuito al XV secolo, sotto la signoria di Giovanni Antonio Orsini del Balzo, Principe di Taranto, Duca di Bari, Conte di Lecce, Soleto, Matera e Signore di Altamura, che aggiunse Acquarica del Capo ai suoi già vasti domini nel 1432. La nuova struttura, a pianta quadrangolare, era munita di quattro torri angolari cilindriche di cui oggi ne resta solo una, il cui scopo consisteva nella difesa del maniero da eventuali gallerie minate che il nemico avrebbe potuto approntare per far crollare la cinta muraria.
Successivamente, nel 1476, il castello divenne proprietà della famiglia Guarini, che acquisì anche il feudo di Acquarica ed il cui blasone campeggia sulla facciata principale sopra il portale di ingresso. Dopo diversi passaggi di proprietà, durante i quali il maniero ha subito vari riadattamenti e modifiche, dai primi anni ’80 del XX secolo è divenuto proprietà dell’Amministrazione Comunale, che ha provveduto ad effettuare lavori di restauro e consolidamento.
La struttura, che si presenta imponente e massiccia, ha una pianta quadrangolare e si sviluppa su due piani. I locali al pianterreno erano adibiti a depositi, scuderie ed altri locali di servizio mentre il piano nobile era quello residenziale. Al piano terra i soffitti in legno sono stati sostituiti con altri più solidi in muratura con volte a botte, mentre gli ambienti residenziali medievali hanno il solaio ligneo rinforzato da archi in pietra. Inoltre nel castello sono ancora visibili i resti dell’antica Chiesa di San Francesco, in cui sono conservate alcune tombe signorili. La torre cilindrica rimasta è scarpata e presenta due tori marcapiano, uno che divide il primo livello dal secondo, l’altro che individua il basamento. La parte superiore, corrispondente al parapetto del terrazzo, è coronata con beccatelli.
Cosimo Enrico Marseglia