Già all’epoca della dominazione bizantina, Castrignano dei Greci poteva vantare la presenza sul suo territorio di una fortezza, grazie alla quale le forze greche riuscirono a respingere un assalto condotto dalle armate longobarde. Nel corso dei secoli il maniero continuò a svolgere funzioni di difesa, in particolare un documento risalente all’epoca di Carlo I d’Angiò riporta che la struttura costituì una roccaforte regia durante gli assalti condotti dalle truppe del Pontefice, Innocenzo VI (1352-1362).
Il castello che presenta una base scarpata e delle facciate sobrie e semplici, è costruito in blocchi di pietra leccese. Originariamente era circondato da un fossato non più esistente ma comunque visibile durante il XIX secolo, in cui venivano fatte convogliare le acque piovane. Inoltre erano presenti al piano terra alcune bocche che nascondevano i pezzi di artiglieria destinati al tiro radente fiancheggiante lungo i versanti orientale e meridionale. Sul versante orientale un’epigrafe posta dal feudatario Giovanni Donato Prato, per scoraggiare eventuali assalti pirateschi provenienti dalla costa, riportava: “1618 FORTIS […] INDOMITU (S)” mentre sulla facciata si nota un’altra iscrizione: “PROCUL THAUMANTIA PROLES DULCIOR CUM PULVERE PALMA NE QUID INVITA MINERVA.” (State lontano, figlie di Taumante; la palma della vittoria è più dolce con la polvere, affinché tu non faccia niente contro la volontà di Minerva). Nel corso del XVI secolo la struttura fu riedificata su disposizione della famiglia Gualtieri, come si evince da un’epigrafe sul portale di ingresso, tuttavia fu nel XVII secolo che furono apportate le maggiori modifiche che ne cambiarono l’assetto.
Il castello si presenta a pianta quadrangolare con base a scarpa e si sviluppa su due piani all’esterno divisi da un toro marcapiano. Di particolare interesse sono i doccioni zoomorfi e quello bicefalo rivolto verso il meridione. Nell’interno si scorge un portale adorno di motivi floreali, angeli e mascheroni che attraverso uno scalone conduce dal pianterreno al primo piano. Sempre al piano terra si trovano i locali un tempo adibiti a scuderie, forno e vari magazzini e depositi, nonché il corpo di guardia. All’esterno, sul portale di ingresso campeggia il blasone della famiglia Gualtieri. Sembra che anticamente esistesse un passaggio segreto sotterraneo che collegava il castello alla cripta bizantina di San Onofrio di cui però non esistono tracce, invece è ancora presente la botola in cui venivano precipitati i nemici o chiunque si fosse macchiato di particolari delitti.
Cosimo Enrico Marseglia