L’antica cittadina di Tertiveri, in Capitanata, rientrava in un progetto difensivo voluto dai catapani bizantini (“Catapano: Nell’amministrazione bizantina, governatore di una provincia. In particolare, dal 10° sec. in poi, il governatore bizantino residente a Bari. All’epoca della dominazione normanna e spagnola in Sicilia, funzionario preposto alla sorveglianza dei commerci e dei mercati”. Enciclopedia Treccani) in particolare Basilio Boionnes, che prevedeva la costruzione di alcune città – fortezze di frontiera lungo il confine con i territori dominati dai Longobardi.
Il Castello di Tertiveri, di cui oggi restano i ruderi di una torre risale all’epoca normanna e si collocava sul versante nord-occidentale dell’abitato. Intorno alla metà del XII secolo Tertiveri venne data in feudo al Conte di Civitate, il cui nome però resta in dubbio fra Filippo o Roberto, col preciso compito di arruolare ed addestrare un’aliquota di militi, proporzionalmente alla popolazione abitante, da impiegare in caso di necessità. In tal caso il numero di soldati ammontava a quattro.
In epoca sveva la struttura venne sicuramente ampliata, tuttavia da un documento del 1280 veniamo a sapere che il castello necessitava di interventi di riparazione da effettuare con operai del luogo. Nel 1456 Tertiveri venne distrutta da un violento sisma, tuttavia fu sicuramente ricostruita, giacché in un atto del 1581 risulta essere feudo dei Duchi Pignatelli.
La torre, i cui ruderi sono l’unico elemento rimasto del maniero, era a pianta quadrangolare e comunque in linea di massima ha mantenuto l’altezza originale, superiore ai dieci metri. L’area circostante è letteralmente cosparsa da laterizi e frammenti di ceramica risalenti all’epoca compresa fra i secoli XIII e XIV.
Cosimo Enrico Marseglia