Il Castello di Lucera, conosciuto anche col nome di Fortezza Svevo – Angioina, risale al XIII secolo e rappresenta una poderosa costruzione militare ubicata sulla cima del Colle Albano, luogo che, grazie alla sua posizione ed alla sua cima piatta, sin da epoche remote ha costituito un baluardo di notevole importanza strategica poiché domina e sovrasta gran parte del Tavoliere delle Puglie. Non siamo a conoscenza di precedenti strutture difensive sulla sommità del colle, sebbene siano state ritrovate vestigia di varie epoche storiche, dal neolitico sino al medio evo, inclusi resti di mura risalenti alla dominazione romana.
Fu l’Imperatore Federico II di Svevia a far erigere una fortezza nel 1233, dopo che Lucera era divenuto un centro islamico a causa delle deportazioni di Saraceni cominciate dieci anni prima. Sotto il regno di Corrado IV di Svevia, figlio di Federico, la fortezza fu posta sotto il comando di Giovanni Moro.
Con l’arrivo di Carlo I d’Angiò e la sua ascesa al trono di Napoli si aprirono le lotte fra i sostenitori della causa sveva e quelli dell’angioino e, fra il 1268 ed il 1269, la città di Lucera fu posta sotto assedio sino alla sua caduta avvenuta per fame, nonostante la fiera resistenza opposta dai Saraceni. Presa la fortezza, nel periodo compreso fra il 1269 ed il 1283, Carlo I d’Angiò provvede a rinforzarla cingendola con un muro di cinta di circa 900 metri che include al suo interno la precedente struttura sveva e munendola di fossato. All’interno della nuova fortezza fu costruita una vera e propria cittadella militare con case, caserme ed una chiesa in stile gotico che fu popolata da famiglie provenienti dalla Provenza, mentre la comunità islamica voluta dagli Svevi sarebbe stata totalmente eliminata da Carlo II d’Angiò nel periodo compreso fra il 15 ed il 25 agosto 1300, per volere del papato. Una cisterna cilindrica posta fra Porta Lucera e la Torre del Leone garantiva l’approvvigionamento idrico. Per citare alcuni degli architetti militari impegnati nell’edificazione della nuova fortezza, ricordiamo Pierre d’Angicourt, Riccardo da Foggia, Pierre de Chaulnes e Nicola di Bartolomeo da Foggia.
A partire dal XVIII secolo furono demolite alcune strutture all’interno della cittadella ed i materiali reimpiegati nella costruzione di diversi edifici nel centro cittadino. Tale scempio sarebbe continuato se un secolo più tardi il castello non fosse stato dichiarato Monumento Nazionale e venissero avviati lavori di restauro.
La struttura sveva, di cui oggi restano solo frammenti, si presentava a pianta quadrata su tre piani e con al centro un cortile centrale sempre quadrato, mentre l’ultimo piano si presentava in forma ottagonale. Non è stata trovata sino ad ora traccia del portone di ingresso. Il muro di cinta, alto 13 metri, circonda la collina ed ha un perimetro di circa 900 metri, interrotto da 13 torri quadrate, 2 angolari cilindriche denominate Torre della Leonessa o della Regina alta 25 metri, larga 14 e dotata di merli, e la Torre del Leone o del Realta 15 metri e larga 8. Per finire, 7 contrafforti e due bastioni a pianta pentagonale completano i baluardi inseriti nella cinta. L’ingresso alla struttura viene garantito da quattro accessi: Porta Lucera, Porta Troia, Porta Guardiola e Porta Castel Fiorentino.
Cosimo Enrico Marseglia
in collaborazione con corrieresalentino.it