Il nucleo originale del Castello Normanno – Svevo di Andria, di cui purtroppo oggi restano solo alcune tracce, risale alla dominazione normanna ed al progetto di fortificazione del regno dopo la loro conquista del Sud d’Italia. Il punto scelto per l’erezione della struttura era ovviamente quello più elevato e si collocava nei pressi di Porta Castello, demolita nel XIX secolo. Con ogni probabilità si trattava del classico torrione normanno, il Donjon, addossato alla cinta muraria.
Durante la dominazione sveva l’originale castello venne sottoposto ad una serie di ampliamenti finalizzati a potenziarne la capacità difensiva. In particolare venne eretta una possente torre a pianta quadrangolare addossata col versante occidentale alle mura cittadine e protesa verso l’esterno. Questa nuova struttura aveva una porta segreta in direzione di Porta Castello, da utilizzare per sortite dirette a sorprendere eventuali assedianti nei pressi dell’ingresso alla città.
Rimasta all’incirca invariata durante la dominazione angioina, la fortezza subì sostanziali modifiche sotto i sovrani aragonesi, a seguito dell’impiego e dello sviluppo delle armi da fuoco, contro le quali occorreva rinforzare le difese passive. Così si provvide ad includere la torre all’interno di un bastione a pianta poligonale con mura a scarpa verso l’esterno. Anche l’altezza venne ridotta, per renderla meno esposta al fuoco di cannoni e bombarde, mentre sul versante meridionale vennero costruiti nuovi locali da adibire ad alloggi per il personale militare che, a partire dal XVI secolo sarebbero stati trasformati in mulini, su iniziativa degli ultimi Duchi di Andria appartenenti alla famiglia Carafa.
Nel 1799 il castello fu teatro di un evento bellico, quando i cittadini andriesi aprirono da esso il fuoco delle artiglierie contro le forze francesi, in quella passata alla storia come la Battaglia del Venerdì Santo, terminata con la resa della città. Sotto il regno di Gioacchino Murat, cognato dell’Imperatore Napoleone Bonaparte, la fortezza venne adibita a deposito di salnitro, componente essenziale per la fabbricazione della polvere da sparo, mentre nel 1827 il bastione divenne sede del Comando della Guardia Urbana.
Verso la metà del XIX secolo il castello perdeva definitivamente le sue funzioni di carattere militare, l’originale Donjon normanno fu trasformato in diverse abitazioni civili mentre il bastione e l’area dei mulini restavano al Comune. In seguito, però, anche il resto della struttura diventava di proprietà privata. Nel corso della seconda metà del XIX secolo l’area settentrionale del bastione è stata demolita ed al suo posto edificato un palazzo. Oggi i resti del Castello di Andria si trovano incastrati tra due palazzi della seconda metà del XIX secolo.
Cosimo Enrico Marseglia