Secondo un documento del 9 dicembre 1358, citato da Padre Antonio Chetry nelle sue Spigolature Casaranesi, Casarano era dotato di un castello di epoca medievale. Il testo recita: “In Provintia terrae hydronti appud – (sic) – terram Casarani magni ei proprie i ‘tus cameram aulae castri dicte terre ex parte occidentis’”. Non sappiamo tuttavia nulla in merito alla pianta ed all’aspetto del suddetto castrum.
L’attuale Palazzo Baronale d’Aquino, erroneamente conosciuto in paese col nome di Palazzo De Lorenzi, dal nome dei proprietari attuali, risale al XVII secolo e venne costruito con molta probabilità sul luogo dove sorgeva l’antico maniero, per volontà dei Duchi d’Aquino, titolari del feudo di Casarano dal 1637 sino alla fine del XVIII secolo. Infatti, sul finire di detto secolo, l’ultimo Duca della famiglia nato a Casarano, Emanuele, ritornò a Napoli, città da cui provenivano i suoi avi. Come già asserito, attualmente il palazzo appartiene alla famiglia De Lorenzi che lo acquistò intorno alla fine del XIX secolo, facendo eseguire alcuni lavori di ristrutturazione e di completamento, specialmente per quanto concerneva i piani superiori della struttura.
Il maestoso edificio, conosciuto anche come castello, si presenta a pianta quadrangolare con un’ampia corte della stessa forma, intorno alla quale si sviluppano i vari ambienti. In realtà esso non è mai stato completato. Il prospetto principale è lungo ben 120 metri e si sviluppa su quattro piani, includendo il pianterreno, e si caratterizza per le 52 mensole scolpite a vari figure che, secondo il progetto originale, dovevano reggere un lungo balcone mai costruito. Il portale di accesso ad arco a tutto sesto è bugnato ed è affiancato ai lati da due colonne anch’esse bugnate, che si prolungano sino alle mensole della balconata incompleta. Dal portale si accede ad un androne che immette nel cortile, alle cui spalle c’è il giardino. Nella struttura è inglobata la chiesetta di Santa Anna. Tra gli ambienti interni, di notevole interesse è il salone con le volte decorate ed il pavimento a mosaico.
Cosimo Enrico Marseglia