Il Palazzo Palmieri di Martignano si compone di un nucleo originale del XVI secolo, avente la duplice funzione di fortezza e di residenza signorile, e di corpi di fabbrica più recenti dovuti ad interventi di ampliamento effettuati fra i secoli XVIII e XIX, il tutto circondante un cortile centrale. Il nucleo originale conserva ancora oggi le caratteristiche difensive tipiche della fortezza cinquecentesca.
La struttura si sviluppa su due livelli e sul versante posteriore si affaccia su un ampio giardino, attualmente adibito a villa comunale. Sull’architrave dell’imponente portale di ingresso, risalente alla seconda metà del XVIII secolo, campeggia il blasone della famiglia Granafei, ultimi feudatari in ordine cronologico. Lo stesso portale è affiancato da due paraste (“In architettura, pilastro con funzione portante, incorporato nella parete e sporgente dal filo di questa […]” Enciclopedia Treccani) terminanti in alto con motivi a capitelli, che conferiscono un aspetto tipicamente neoclassico. Al pianterreno, alla sinistra del portale di ingresso, vi sono i resti della cappella di San Domenico, riconoscibile da una porta murata ma totalmente dismessa, mentre è possibile osservare nei sotterranei un antico frantoio ipogeo in parte scavato nella roccia.
La struttura è stata nel corso dei secoli la residenza dei Signori di Martignano, tra cui ricordiamo le famiglie Bonori, originaria di Firenze, Granafei e soprattutto Palmieri. In particolare il palazzo fu testimone dei natali del Marchese di Martignano Giuseppe Palmieri, illuminista, economista ed ufficiale del Regio Esercito del Regno di Napoli, nelle cui fila partecipò nel 1744 alla vittoriosa Battaglia di Velletri contro gli Austriaci. Il Palmieri fu anche autore di un trattato di Arte Militare: Riflessioni Critiche sull’Arte della Guerra, che gli valse un encomio da parte del Re di Prussia Federico II Hohenzollern.
Oggi il palazzo appartiene in parte al Comune ed in parte a privati ed è stato ultimamente sottoposto ad interventi di restauro e conservativi. L’ala pubblica viene adibita a location per eventi culturali.
Cosimo Enrico Marseglia