Il primo nucleo della struttura risale al 1393, almeno da quanto si evince da uno dei capitelli posti all’ingresso, per volere dei Principi di Taranto, a cui appartenne anche Laterza dal 1292 al 1463, in seguito alle continue dispute con i vicini centri di Matera e Castellaneta. Nel 1546 diventa Marchese di Laterza Giovan Battista I d’Azzia che dispone la costruzione dell’attuale Palazzo Marchesale al posto del vecchio castello, di cui tuttavia conserva una parte del fossato, che originariamente poteva essere superato grazie ad un ponte levatoio, il muro settentrionale, nonché un passaggio segreto che permetteva la fuga dai sotterranei della fortezza alla gravina sottostante in caso di urgenza o pericolo. Così il nuovo palazzo diventa sede residenziale e di potere dei marchesi, rappresentati dapprima dalla famiglia d’Azzia, quindi successivamente da quella dei Perez – Navarrete sino al 1806. A partire da quell’anno il palazzo cambierà diversi proprietari sino a quando finalmente, nel 1986, non diventerà proprietà dell’Amministrazione Comunale, che ha provveduto in questi anni ad effettuare lavori di restauro e di recupero.
La struttura, sviluppata su due piani, ha una pianta quadrata e risulta costruita in pietre grezze che le conferiscono un aspetto austero e possente. La facciata principale è quella orientale che, tra l’altro, risulta essere anche quella maggiormente rimaneggiata. Presenta un portone che conduce al cortile interno a pianta quadrata, più due porte più piccole che attualmente conducono una al Museo della Maiolica di Laterza, l’altra detta Cavallerizza ad una sala utilizzata per eventi culturali. La facciata meridionale per contro è la più carica di elementi rinascimentali tra cui un balcone da dove il signore si affacciava per comunicare al volgo le sue decisioni. Sul versante nord si notano delle finestre con inferriate che davano luce alle prigioni.
Nel cortile è possibile ammirare l’affresco di Sant’Anna, commissionato dal Marchese di Laterza Nicolò Perez – Navarrete in omaggio alla moglie Anna Capece, e diversi piccoli balconi interni.
Cosimo Enrico Marseglia