La Torre di Raimondello fu voluta nel 1404 dal Principe di Taranto e Conte di Lecce, Soleto e San Pietro in Galatina Raimondello Orsini del Balzo, allo scopo di controllare l’accesso alla città dal ponte di Porta Napoli, durante la contesa col Re Ladislao d’Angiò – Durazzo. In realtà Raimondello aveva intrapreso una politica alquanto ambigua durante la contesa per il trono di Napoli fra Ladislao e Luigi II d’Angiò, appoggiando dapprima il primo dei contendenti, successivamente cambiava bandiera ponendosi al fianco del pontefice Urbano VI, quindi un nuovo voltafaccia lo poneva dalla parte di Luigi, per ritornare alla fine con Ladislao, quando la vittoria di questi divenne ormai sicura.
La struttura consisteva in un mastio a pianta quadrata molto alto, posto ai margini delle mura cittadine e successivamente rinforzato da due torrioni, costituendo così una vera e propria Cittadella che durante i due assedi condotti successivamente da Ladislao contro la Città dei Due Mari, difesa strenuamente dall’eroina Maria d’Enghien, vedova di Raimondello, Principessa di Taranto e Contessa di Lecce, rappresentò un valido baluardo difensivo. Come sappiamo questa disputa terminò col matrimonio dei contendenti e la bella Maria divenne anche Regina di Napoli, benché tale titolo per lei ed i suoi figli si tramutasse in una prigionia dorata durata alcuni anni.
Successivamente la torre fu dotata di cannoniere mentre l’intero complesso difensivo venne chiuso in una corte militare e rinforzato con un altro torrione. Dopo l’Unità d’Italia, nel 1861 la Cittadella venne smilitarizzata ed abbandonata. Nel 1883 subì un’alluvione e successivamente, per una alquanto discutibile scelta politica che intendeva cancellare le tracce di un passato feudale, il complesso fu demolito adducendo la scusa che fosse a rischio di crollo. Dal 1884 al 1893 la Cittadella fu rasa al suolo. Degli originali edifici della piazza resta oggi solo la torre dell’orologio. Alcuni scavi archeologici effettuati sul finire degli anni ’90 del XX secolo hanno riportato alla luce i resti della Torre di Raimondello e delle altre strutture.
Riguardo alla sua descrizione lasciamo la parola a Pietro Palumbo (P. Palumbo, Castelli in Terra d’Otranto, Centro Studi Salentini, Lecce, 1973) che la visitò prima della sua demolizione: “Guardata da lontano sembra una sentinella destinata a speculare sulla vasta immensità di quel mare se qualche nemico tentasse di avvicinarsi. Non ha smesso la sua lugubre maestà né la sua fuliggine centenaria. Per entro, toltane un’ala che fu rimessa a nuovo, varcato un arco e salendo quetamente parecchi muscosi gradini che conducono ad un ballatoio, si penetra nel maschio della fortezza. Qui ben presto s’imbocca in una stanzaccia appena illuminata da grosse feritoie. L’aspetto è tetro. Sembra una segreta o una camera da tortura se si guarda in alto un anello di ferro immorsato nei quadrelli della volta. Di la per una ripida scaletta tutta archi e feritoie si attinge ad un secondo piano in quattro stanze destinato forse alla castellana. Più su v’è anche un altro stanzone, e quindi la scala raggomitolandosi e aggirandosi a lumaca si strema sui merli donde l’occhio si spazia su un panorama dei più incantevoli e peregrini”.
Cosimo Enrico Marseglia
In collaborazione con corrieresalentino.it