Egnazia, antica città al confine fra Peuceti e Messapi, ebbe una storia gloriosa sia in epoca preromana sia sotto la dominazione dell’Urbe, grazie alla sua posizione geografica che la vedeva affacciarsi sul Mare Adriatico, fra le attuali Fasano e Monopoli, ma anche in quanto sede di manifatture di ceramiche. Oggi della città restano solo le rovine, che costituiscono un interessante sito archeologico per nostra fortuna visitabile.
Con l’invasione dei Goti di Totila la città venne distrutta, tuttavia non cessò di essere popolata, infatti l’abbandono di Egnazia non fu immediato, bensì lento e progressivo. La gente continuò ad abitare in capanne sui resti dell’antica acropoli fortificata, o addirittura in vecchie tombe a camera.
Durante il Medioevo, in oblio alle passate glorie, la residua popolazione si estraneò dalla complessa situazione politica dell’epoca, che vedeva accrescere il conflitto fra Longobardi, la cui capitale era Benevento, e Bizantini, mentre Bari cadeva sotto il dominio arabo che la rendeva capitale di un omonimo emirato nell’883.
Fu nel periodo di tempo compreso fra l’VIII ed il X secolo che nel borgo fu eretto un imponente mastio, che venne ad assumere a tutti gli effetti le funzioni difensive di un castello, oltre a quelle amministrative, intorno al quale si addossarono nuove capanne. Lentamente la città venne abbandonata in seguito all’esodo dei suoi abitanti verso Monopoli e Fasano e le sue vestigia utilizzate come cava da cui attingere materiale per la costruzione di nuove abitazioni nelle su nominate cittadine.
Il fortilizio di Egnazia, da ciò che è possibile evincere, si presentava a pianta quadrangolare con torri della stessa pianta agli angoli ed al suo interno c’era una cappella dotata di abside semicircolare.
Cosimo Enrico Marseglia