Sin dall’epoca romana, e forse anche prima, per via della sua importante posizione strategica in montagna, Casalnuovo venne utilizzato con funzioni essenzialmente difensive e di controllo ed osservazione del territorio circostante. Molto probabilmente rientrava in un dispositivo difensivo imperniato su diverse piazze dislocate nell’Appennino Dauno, allo scopo di acquisire un controllo continuo e costante del Tavoliere delle Puglie.
Più che un castello, i ruderi oggi visibili si riferivano ad una vera e propria cittadella fortificata, posta sulla vetta del monte che il nome al paese stesso: il Monte Rotaro. Sul versante settentrionale è ancora possibile osservare la traccia dell’antica cinta muraria, mentre su quello occidentale si osservano ancora tratti di parete che ne delimitavano il fossato. Tuttavia i resti più importanti sono quelli della torre a pianta quadrangolare che si sviluppa su tre livelli con soffitti a botte, in parte crollati. Inoltre la struttura attualmente è anche priva di copertura. Nei pressi della torre vi è una cisterna, che probabilmente era utilizzata per raccogliere l’acqua piovana. Sempre nell’area limitrofa si nota la presenza di un’altra torre cilindrica.
Il sito fu sottoposto a tutte le varie dominazioni succedutesi nel corso dei secoli, in particolare sotto il regno di Federico II di Svevia gli abitanti di Casalnuovo si ribellarono e l’imperatore, per rappresaglia, ne fece abbattere la cinta muraria.
Il complesso oggi avrebbe bisogno di urgenti interventi conservativi e di restauro.
Cosimo Enrico Marseglia