Il Castello di Deliceto, al tempo in cui fu eretto, occupava una posizione strategica di notevole importanza poiché, essendo situato sulla cima di una collina fiancheggiata da due valli, consentiva di operare un controllo totale nell’area meridionale dell’Appennino Dauno. Già in precedenza, proprio a causa della sua posizione, sulla collina esisteva un fortilizio di origine bizantina risalente al X secolo d.C. Tuttavia la fortezza vera e propria venne eretta nello stesso sito dal Signore normanno Tristaino intorno al 1073, per volere di Roberto il Guiscardo, allo scopo di contenere le continue incursioni operate dai Saraceni ma anche come difesa dalle minacce provenienti da Bizantini e Longobardi.
La fortezza, costruita sulla roccia viva, si presenta a pianta pentagonale irregolare con due torri cilindriche, rispettivamente Torre Molo e Torre Parasinno, ed una quadrata che costituisce la parte più antica, il Mastio o Donjon che, dall’alto dei suoi 30 metri rappresentava il simbolo del potere feudale sul territorio in epoca normanna. Le pareti presentano feritoie mentre gli angoli sono scolpiti con pietre bugnate e mura robuste. Sia le torri che le cortine sono scarpate alla base. In origine l’intero castello era circondato da un fossato non più esistente, che poteva essere scavalcato grazie ad un ponte levatoio in legno.
La struttura si sviluppa su quattro livelli, due dei quali presentano una volta a sesto acuto tipicamente gotica, mentre le altre due ottenute grazie ad un rialzo e dotate di una pavimentazione lignea. Il piano nobile era ovviamente destinato alla residenza signorile e vi si poteva accedere attraverso un unico ingresso che, in caso di pericolo, veniva chiuso con un congegno di funi ed argani manovrabile dall’interno. Le due torri cilindriche erano collegate fra loro da un camminamento mentre l’ingresso principale si collocava nei pressi di Torre Molo. L’altra torre, detta come già visto Parasinno, termine derivato etimologicamente dalla parola araba parasin che significa ladrone, era adibita a prigione ed a luogo di tortura. Secondo alcune tradizioni, al suo interno c’era uno strumento di tortura formato da lame di rasoio con cui venivano sezionati i Saraceni che si macchiavano di reati.
Negli ultimi tempi il castello è stato sottoposto a restauro ed al suo interno verrà allestita una biblioteca civica su iniziativa del Club UNESCO di Deliceto, mentre le scuderie e l’Aula Magna vengono utilizzate per manifestazioni artistiche e culturali.
Cosimo Enrico Marseglia