Caro direttore, cari giornalisti,
al tavolo politico-letterario Ernest Hemingway di Puianello (Reggio Emilia), stasera hanno discusso di giornalismo, giungendo alla conclusione che sia “la professione più bella e RISCHIOSA del mondo”. Tale affermazione è supportata dal fatto che: – Ricerca della verità, responsabilità e libertà sono inseparabili.
L’etica è l’obiettivo più importante della professione di giornalista. Ma qual rapporto dei mezzi di informazione con la libertà di informazione sancito dall.art. 21 della Costituzione? – – Il tema dei rischi legati alla professione (minacce, pressioni indebite, tentativi di imbavagliare la libera stampa) è stato oggetto di analisi da parte dei membri del tavolo Hemingway anche alla luce dei recenti tentativi subiti dai giornalisti reggiani sia dalla ‘ndrangheta che da chi, ritenendosi untouchable, ipotizzava di sospendere la pubblicità, risorsa indispensabile per i giornali. – Il livello di violenza contro i giornalisti è allarmante. Nella classifica di Reporters sans Frontieres sulla libertà di stampa nel 2016, l’Italia è al 77simo (su un totale di 180 Paesi). “Il livello di violenza contro i giornalisti è allarmante; fra 30 e 50 giornalisti sono sotto protezione per minacce“, Rsf afferma che “i giornalisti che indagano sulla corruzione e il crimine organizzato sono quelli più presi di mira” . Nei primi 147 giorni del 2016 “Ossigeno per l’informazione” ha documentato minacce a 120 giornalisti. Il numero dei giornalisti che hanno subito intimidazioni dal 2006 al 26 maggio 2016 ha raggiunto quota 2856. Un dato ancor più preoccupante è quello che, secondo le stime di Ossigeno, dietro ogni intimidazione documentata dall’Osservatorio almeno altre dieci restano ignote perché le vittime non hanno la forza di renderle pubbliche. – Mentre dal marzo 2013 un provvedimento per cambiare la barbarie della legge sulla diffamazione rimbalza tra Camera e Senato, senza essere approvato., i giornalisti continuano ad essere condannati al carcere… – Mentre si discute, si discute, si discute, “la casta si blinda” «La Commissione Giustizia del Senato – leggiamo dal sito dell’Ordine dei Giornalisti – ha approvato all’unanimità una norma che prevede il carcere fino a nove anni per il giornalista che diffama a mezzo stampa un politico o un magistrato. Chi invece scrive cose sbagliate su un cittadino viene condannato a sei anni di reclusione. Il Comitato esecutivo dell’Ordine dei Giornalisti, riunitosi a Roma, osserva che da un lato si sbandiera come già realizzata (ma di fatto insabbiata) l’abolizione del carcere per la diffamazione a mezzo stampa, dall’altro, con un blitz, si inaspriscono le pene determinando una disparità di trattamento tra politici e magistrati – che vengono considerati cittadini di serie A – e tutti gli altri. Non può essere giustificabile la motivazione secondo cui il provvedimento nasce da una presunta tutela degli amministratori pubblici da intimidazioni, violenze o minacce finalizzate a bloccarne il mandato. Anzi, in realtà si accentua il tentativo di intimidire i giornalisti limitando il diritto dei cittadini ad essere informati»
Con queste premesse, al tavolo Hemingway affermano che il “giornalismo è la professione più bella e rischiosa del mondo”
Mario Guidetti – portavoce tavolo Hemingway-consigliere nazionale Ordine dei Giornalisti
Per scriverci e segnalarci un evento contattaci!