Chi vive la cristianità può diventare eretico e da eretici si possono affrontare le fiamme. Tra eresia e fiamme con Cristo e senza Cristo. Giovanna aveva la fede. Giordano Bruno aveva la filosofia. Lacerazioni di un tempo che hanno bisogno di eretici veri: Giovanna d’Arco. Era il maggio del 1431. Sulla Piazza del Vieux – Marché sul rogo bruciava Giovanna. Era nata nel 1412 a Domrémy. Giovanna è un mito. Una storia che traccia destini. Soltanto nel 1894 viene proclamata venerabile da Leone XIII e Pio X nel 1909 le dà la beatificazione. Mentre è Benedetto XV che nel 1920 la santifica.
Dopo cinque secoli dalla morte Giovanna d’Arco viene “proclamata” Santa. Ma è il simbolo di una lotta politica. La politica come identità di vita.
Da leggere, per meglio comprendere la figura di questa donna, è il saggio di Giovanni Bogliolo su Giovanna D’Arco “Strumento di Dio o strumento di potenti?”.
Il messaggio divino di Giovanna d’Arco è nella storia recente. Ed è proprio attraverso questo messaggio che la trasposizione religiosa diventa trasmissione di cultura e di storia.
Giordano Bruno sfida non la inquisizione ma la Croce. Ovvero Cristo. Lo sfida opponendo alla fede il logos. La sofia.
L’ambiguità teologica credo che sia proprio qui. Non ci sono teologia e filosofia in Giovanna. Non ci sono teologia e fede in Bruno.
Cultura, storia e santificazione. Sono tre elementi importanti che sottolineano l’importanza di Giovanna e come questo personaggio è al centro della politica. Oggi su due componenti si legge la vita di Giovanna. Il mito e l’eroico. È naturale che rivesta, tuttora, una caratura mitica perché oltre tutto resta dentro la leggenda. Si racconta di Giovanna raccontando le sue imprese in termini leggendari. Il mito così è la trasposizione della realtà. Il senso dell’eroico consiste proprio nei gesti e negli atti che Giovanna ha compiuto.
Giovanna d’Arco ha sempre parlato di sacrificio a Dio. È dentro ormai la cultura popolare. In un altro testo scritto da Régine Pernoud, dedicato sempre a Giovanna d’Arco, si legge: “…la sua popolarità ha raggiunto un livello straordinario, al punto che in Francia non esiste un partito politico che non l’abbia rivendicata. Ma, al di là delle strumentalizzazioni partigiane, Giovanna è diventata una santa universale, conosciuta in tutto il mondo: santa per eccellenza di ogni liberazione, ella testimonia a tutti che l’azione divina esige una risposta sia dai laici come lei che dai religiosi e dalle religiose, e che questa risposta può essere data nelle circostanze peggiori, nella guerra come nella pace”.
Péguy definì Giovanna “La più santa dopo la Santa Vergine”. Si sentì chiamata ad “una vocazione straordinaria”. La fede. Ma nella fede c’era la rivoluzione religiosa che ora diventa rivoluzione nelle coscienze e delle coscienze.
In Bruno le contraddizioni sono filosofiche che diventano rischio ontologico e sfida metafisica.
Strumento di Dio o strumento dei potenti? È questo, dunque, l’interrogativo che Giovanni Bogliolo pone. Non fu alcun strumento. Ma piuttosto la sua “avventura” è da leggersi in termini messianici. Non si può essere strumento dei potenti. Proprio per questo resta dentro la cultura del popolo.
Robert Brasillach dedicò a Giovanna d’Arco una “Adaptation scenique du proces de Jeanne D’Arc”. In questo processo c’è il mito di Giovanna ma c’è, indubbiamente, la tragedia. Una tragedia che è dentro la vita. Per Brasillach Giovanna era anche il segno della giovinezza. Il simbolo di una giovinezza che diventa esuberanza, bellezza, appunto, e mistero. Diventa per Brasillach un personaggio da romanzo. E va raccontato e amato. Giovanna d’Arco come Chénier. Brasillach si incammina verso questo percorso e ne traccia i segni e ne individua i sogni.
Alla storia di Giovanna subentra la leggenda. Resta nel mito perché la si ricorda nella leggenda. Lo dice Giovanni Bogliolo nel testo citato. “La leggenda i Giovanna d’Arco comincia nel momento stesso in sui termina la sua storia, a mezzogiorno del 30 maggio 1431”.
Su Giovanna d’Arco l’immaginario popolare ha costruito diverse avventure. Si racconta di una Giovanna Santa. Si racconta anche di una Giovanna d’Arco strega. Tuttora la sua storia e la sua leggenda vanno lette attraverso queste chiavi di interpretazioni. Ma è il suo destino che traccia identità. Traccia sentieri.
Ancora oggi Giovanna è un simbolo. È un simbolo che difende la tradizione, i valori, gli ideali. E per compiere questa difesa fa una rivoluzione per la conservazione. È contro gli inglesi invasori. E diventa baluardo per tutti i francesi. La cacciata degli invasori è nel sentimento di patria al quale Giovanna dava un valore profondamente religioso. La difesa della patria era anche la difesa della cristianità.
Fede, patria, e tradizione. Su questi tre “sentimenti” si realizza il viaggio di Giovanna. Un viaggio che la porta sul rogo ma la incorona nel cuore del popolo. Dall’eroicità , di cui si è accennato, al mito.
Oggi, indubbiamente, è un personaggio che combatterebbe l’idea dal modernismo. Starebbe con quell’idea di sacralità, che è nella consapevolezza della nostalgia della civiltà, che è l’anima della tradizione. Su Bruno il discorso ha una complessità chiaramente metafisica. In Giovanna non ci sono metafisiche e ontologie. La fede è tutto. In Bruno il tutto resta la filosofia.
Pierfranco Bruni