TARANTO – È in corso nelle province di Taranto, Roma e Napoli, un operazione dei carabinieri del comando Provinciale di Taranto con l’arresto di sette persone tra cui ufficiali, sottufficiali e dipendenti civili della Marina Militare. Le indagini dei militari dell’Arma partite da un presunto giro di «mazzette» tra i responsabili delle gare nelle forniture militari, sono coordinate dalla Procura della Repubblica jonica. Gli indagati devono rispondere di concorso nella concussione nell’ambito di appalti in favore dell’ente.
Gli indagati
Gli arrestati sono cinque ufficiali, un sottufficiale della Marina Militare e un dipendente civile del Ministero della difesa. Rispettivamente nel ruolo di vicedirettore di Maricommi Taranto, i due ex vicedirettori, un ex caporeparto, un sottufficiale capo deposito, un dipendente civile addetto alla contabilità del reparto e un capo ufficio del settore logistico dello Stato Maggiore della Marina Militare.
L’accusa per tutti è di concussione. In carcere sono finiti il capitano di vascello Attilio Vecchi, di 54 anni (in servizio al Comando Logistico di Napoli); il capitano di fregata Riccardo Di Donna, di 45 anni (Stato Maggiore della Difesa-Roma); il capitano di fregata Marco Boccadamo, di 50 anni (Stato Maggiore Difesa-Roma); il capitano di fregata Giovanni Cusmano, di 47 anni (Maricentadd Taranto); il capitano di fregata Giuseppe Coroneo, di 46 anni (vice direttore Maricommi Taranto); il luogotenente Antonio Summa, di 53 anni (V reparto Maricommi Taranto); e Leandro De Benedectis, di 55 anni (dipendente civile di Maricommi Taranto). Sono tutti indagati in concorso con il capitano di fregata Roberto La Gioia di 46 anni, ex responsabile di Maricommi, arrestato il 12 marzo del 2104 e attualmente e sottoposto all’obbligo di firma.
L’inchiesta
Gli arrestati, in concorso tra loro, abusando delle loro qualità e dei loro poteri, con la minaccia di ostacolare la regolare emissione dei mandati di pagamento per la esecuzione dei lavori di manutenzione e forniture di servizi e materiale loro affidati per conto della Marina Militare, costringevano vari imprenditori a versare, in tempi diversi, più somme di denaro non dovute per importi variabili e altre utilità, per un valore complessivamente comunque equivalente al 10 % circa dei profitti derivanti dai servizi svolti. Somme che venivano distribuire successivamente in diverse parti percentuali secondo gli accordi e il profilo gerarchico degli indagati.
Nel corso delle operazioni sono state eseguite diverse perquisizioni che hanno consentito di sequestrare materiale informatico, cartaceo e buoni carburanti.
L’operazione è stata eseguita su ordinanza di custodia cautelare del gip del Tribunale di Taranto, Pompeo Carriere a seguito di un’indagine diretta dal pm Maurizio Carbone.
L’indagine ha preso avvio nel marzo del 2014 in occasione dell’arresto di un capitano di fregata della Marina, in servizio a Taranto. Il militare fu sorpreso in flagranza di reato all’interno del suo ufficio mentre riscuoteva una tangente da un imprenditore locale che precedentemente aveva denunciato ai carabinieri il giro di mazzette attivo da anni nel sistema delle forniture.
Dopo l’arresto in casa dell’ufficiale fu trovato e sequestrato copioso materiale informatico e cartaceo e una somma di denaro contante, suddivisa in singoli mazzi, per un ammontare complessivo pari a 44.000 euro.
Il gip: militari alla stregua della malavita organizzata
Gli indagati, scrive il gip nell’ordinanza, imponevano agli imprenditori un «vero e proprio pizzo in modo rigido e con brutale e talora sfacciata protervia, che ha causato nel complesso danni notevoli sia alle singole imprese che all’intera economia locale, sostanzialmente alla stregua dell’agire della malavita organizzata, ma con – in peggio e in più – l’aggravante dell’essere tali deplorevoli condotte poste in essere da dipendenti (civili e, in massima parte, militari) dello Stato, che hanno giurato fedeltà alla Repubblica e all’osservanza delle regole, innanzitutto deontologiche, dell’ordinamento di appartenenza».
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