Girolamo Melis – La mia libertà non è “mio” merito, dunque non appartiene alla mia figura “sociale”. Mi è data, e io ne sono l’esecutore, consapevole che essa consiste in Ratio e Fides, di cui io mi sento costituito.
La mia libertà mi vieta il “dibattito”, tutta impegnata com’è nei sentieri del conoscere (holzwege, i sentieri interrotti del bosco), dunque dell’ignoto, dunque della bellezza della scoperta, in quel luogo impareggiabile che – con Hölderlin e Heidegger – anch’io chiamo “l’andare dimorando”.
La mia libertà mi regala il riconoscere ciò che “non so” e dedicare a questo la mia vita. E, sommo dono, mi protegge (o almeno, fa di tutto) dal rumore: per esempio dall’universo dei meta-linguaggi che si sono sostituiti al Linguaggio: le ideologie; i “partiti-presi”; le coazioni dell’informazione; i pareri e le opinioni senza fondamento; l’afasia affettiva, concettuale, ospitale, amichevole; la chiacchiera vaniloquente; l’obbiezione degli “aventi diritto di parola”.
Ahimè, non sempre riesco a tener fermo sul dono che ho ricevuto. Talvolta lancio invettive. Talvolta mi alzo e allontano per secondo dal tavolo della “democrazia”.
Perciò, negli ultimi anni, mi dedico – tutte le volte che posso – a restituire questo dono ricevuto a chi ancora non è contaminato dai mortiferi meta-linguaggi: ai Giovani e ai Giovanissimi, e soprattutto alle Giovani e alle Giovanissime, più votate al “Prendersi cura” del mondo.
E lo faccio nella forma naturale più amata: la forma del Seminario. Perché il Seminario è una Semina che il braccio compie con uno sfaglio dopo aver preso conoscenza della stagione e del campo. E perché il Seminario – a differenza dell’umiliante Scuola Italiana – non promette Diplomi, ma solo un Raccolto. E il raccolto dipende dal Campo, non dai Programmatori del Diritto di Parola, di Studio, di…
Fonte: http://girolamo.melis.it
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