Penso al bel sogno di quando ero bambino. Mi manca la felice illusione. Mi manca l’asino che volava. Quando mi veniva il singhiozzo la mia mamma mi diceva «Guarda in cielo! Lo vedi l’asino che vola?!». Ed io guardavo… scorgevo tra le nuvole l’asino. L’asino è stato e rimane ancora il mio animale preferito, insieme – naturalmente – alla mia vispa cagnetta pincher e alla mia pigra gattona delle foreste norvegesi. Al tempo della mia infanzia incontrare un asino per le vie polverose del mio paese era cosa di tutti i giorni. Quasi tutte le famiglie dei contadini avevano un asino in casa. Anche mio padre aveva un asino. Era una femmina e si chiamava Agata.
L’asino, parente stretto del cavallo, è chiamato anche somaro o “ciucciu”. Al contrario di quel che si pensa, questa piccola e docile bestia dalle orecchie lunghe è sì cocciuta, testarda e ostinata ma apprende i comandi del suo padrone con facilità.
Ho conosciuto l’asino di Martina Franca e quello di Buridano. Quest’ultimo l’ho incontrato durante la mia esperienza politica… «il quale di fronte a due secchi, uno di acqua e uno di avena, posti alla stessa distanza da sé, rimase immobile senza scegliere tra nessuno dei due, proprio perché li avrebbe voluti entrambi, ma non seppe decidere e alla fine morì di stenti. Fare come l’asino di Buridano significa quindi esitare tra due scelte e non prendere posizione.»
Gli asini della mia infanzia sono scomparsi, quelli di Martina Franca sono rari, quelli di Buridano invece sono numerosi. Gli asini sono entrati con tutti gli onori nella Storia, anche del mio paese. Gli asini di è facile incontrali ancora oggi in questa nuova (e sempre vecchia) “stagione elettorale“. Anche nel mio paese.
Tonino Filomena su FB
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