Estendete i diritti umani agli ulivi. Perché in Puglia, ad esempio, gli ulivi sono persone, figure viventi, corpi che esprimono gesti, muscoli e braccia protese verso il cielo; respirano con il vento, abbracciano e nutrono, soffrono alle mutilazioni e agli espianti, godono se restano a casa, tra i loro familiari, nella terra loro. E danno rami di pace, frutti nutrienti che sanguinano oro lucente. Non hanno la parola ma a differenza degli uomini, gli ulivi hanno più storia incisa nei loro corpi, non negano nulla del loro passato.
Uno scultore sapiente che si fa chiamare Natura li ha scolpiti in movimento, sembrano figure disegnate da Balla, Boccioni, ma non hanno nulla di futurismo. Sono figure originarie, antiche, Natura in movimento, sagome che s’intrecciano, si prodigano a soccorrersi l’un l’altro, raccontano vite contorte alla luce del sole, col vento in faccia che sibila tra le chiome. Poi venne la Xylella a trasformare quei campi in camposanti, tra ulivi morti come nell’inferno dantesco, nella selva di Pier delle Vigne… Eppure è umano credere alla resurrezione degli ulivi.
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