giovedì 26 Dicembre, 2024 - 18:30:53

Gragnaniello e “Vient’ ‘e terra”, mercoledì sera un successo  «Enzo, un amico…»

Foto Aurelio Castellaneta/ICO Magna Grecia

All’Orfeo le sue canzoni e i suoi aneddoti. «Conobbi Mia Martini in un locale a Napoli, rimasi folgorato da voce e anima». L’Orchestra diretta da Valter Sivilotti. Il direttore artistico Piero Romano, l’«arrivederci» a dopo il 3 aprile. L’ICO rimanda gli spettacoli a data da destinarsi

Il successo di Enzo Gragnaniello registrato nel concerto di mercoledì sera al teatro Orfeo di Taranto, ha reso meno amaro l’«arrivederci» rivolto dal direttore artistico dell’ICO Magna Grecia, il maestro Piero Romano, al pubblico che ha applaudito lo spettacolo “Vient’ ‘e terra” all’interno della Stagione orchestrale 2019/2020. In seguito alle norme in materia di sicurezza sanitaria, la Presidenza del Consiglio con un provvedimento, definito «storico» da Romano, ha deciso la sospensione dei pubblici spettacoli chiudendo cinema e teatri fino al prossimo 3 aprile. Un danno non affatto insignificante. Per un mese orchestrali, direttori d’orchestra, operatori e tecnici resteranno a casa.

Slittano spettacoli e conferenze stampa. L’ICO Magna Grecia, intanto si è attivata per rimodulare il calendario degli eventi più immediati coniugando, come sempre, disponibilità degli artisti e quella del pubblico affezionato alle attività dell’Orchestra. In un clima di mestizia, si diceva, uno straordinario Gragnaniello ha risollevato un ambiente partecipe fin dalle prime battute. «Un amico dell’Orchestra della Magna Grecia – ha detto Romano nella sua introduzione al concerto – che aveva già collaborato nel progetto dedicato a Pino Daniele, suo compagno di classe alla elementari, interpretando l’artista di “Napule è”, senza tralasciare un patrimonio autorale di grande spessore come quello dello stesso Gragnaniello, che ha scritto anche per Murolo, Mia Martini, Bocelli e Vanoni, e interpretato da par suo con una voce unica».

Il protagonista della serata con l’Orchestra della Magna Grecia diretta dal maestro Valter Sivilotti, ha regalato alcune perle del suo repertorio. Da “Vasame” a “Indifferentemente”, tributo al grande Sergio Bruni, proseguendo con “Cu’ mme” e “Donna”, queste due ultime interpretate anche da Mia Martini, ricordata dallo stesso Gragnaniello durante lo spettacolo.

«Un amico mi invitò ad ascoltarla in un locale – ha raccontato – attraversava un periodo un po’ così, io che Mia Martini l’avevo sempre ammirata; considerata una delle voci più importanti della scena musicale italiana, mi sembrava inarrivabile: l’ascoltai, rimasi folgorato dalla sua bellezza interiore e da una voce di grande fascino, sentirla mi aveva dato grandi emozioni; l’amico mi disse di provare a scrivere delle cose per lei, così le dedicai “Donna”: a lei piacque molto, tanto che si impossessò di quella canzone e la nobilitò con una interpretazione da brividi». Applausi per Gragnaniello, le sue canzoni, le interpretazioni, i suoi aneddoti. «Ero “più ragazzo”, in un locale fumoso nel quale suonavano musica americana – da noi c’era la base Nato, dunque non era una novità – conobbi una donna matura, bella, affascinante, faceva l’entreneuse, mi mandava spesso a comprarle le sigarette e mi dava mance generose per quei tempi: io le regalai quello che potevo, una canzone: “Rosé”». Il pubblico riserva applausi anche per i suoi musicisti: Martino De Cesare, chitarrista, autore, tre album al suo attivo, collaborazioni con artisti del calibro di Edoardo Bennato, Tony Esposito e Fabio Concato; Marco Caligiuri, batterista e percussionista; Salvatore Ancora, bassista.

Piero Romano accenna un progetto su Mia Martini, un suo chiodo fisso. Sarebbe bello realizzare un grande tributo per una grande artista coinvolgendo suoi “compagni di viaggio” che l’hanno conosciuta e le sono stati accanto. Del resto, il direttore artistico in quest’ultimo giro un pensiero alla grande interprete di Bagnara Calabra lo aveva rivolto. “Vient’ ‘e terra”, infatti, aveva una sorta di sottotitolo: “da Napoli a Mia Martini”. Anche stavolta, missione compiuta. E un «arrivederci» a dopo il 3 aprile.

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