Sabato 24 settembre 2022, ore 21:00, sarà in scena lo spettacolo Hell in the Cave, libera rappresentazione della prima cantica della Divina Commedia ambientata nella caverna della Grave.
LO SPETTACOLO
In Puglia, l’Inferno di Dante prende vita a 70 metri di profondità, nella Grave delle Grotte di Castellana, grazie a “Hell in the Cave. Versi danzanti nell’aere fosco”, l’unico spettacolo aereo sotterraneo del mondo che unisce danza, voci, suoni e luci nella scenografia naturale delle Grotte tra le più famose a livello internazionale.
“Hell in the Cave” ha debuttato a marzo del 2011 e sino ad oggi sono state messe in scena numerose repliche. Insomma Castellana Grotte come Broadway, meta di spettatori curiosi che intendono farsi coinvolgere dalla magia e dalla potenza dei versi di Dante. Le dinamiche teatrali, infatti, catturano il pubblico per condurlo in una straordinaria avventura sensoriale.
In “Hell in the Cave” gli spettatori e gli attori diventano una cosa sola e riescono a contaminarsi culturalmente ed emozionalmente.
Si tratta della prima cantica della Divina Commedia di Dante Alighieri. La drammaturgia ha stravolto la struttura del poema lasciando intatta la potenza evocativa dei versi, la regia ha esaltato la presenza dei demoni e dei dannati che affollano l’Inferno. Gli spettatori vivono in prima persona e sulla propria pelle la vita dei personaggi dei gironi, calati completamente in un testo letterario che si fa tatto, udito, olfatto e vista.
La drammaturgia dello spettacolo diretto da Enrico Romita, regista con oltre 35 anni di lavoro alle spalle nei campi più disparati dal cinema alla televisione, dal teatro alla musica, è dell’attrice Giusy Frallonardo, diplomata alla Bottega Teatrale di Vittorio Gassman, autrice teatrale, anche attrice di cinema e televisione, diretta tra gli altri da Marco Bellocchio,
Edoardo Winspeare, Marco Ponti, Svetlana Scvetko e Giovanni Albanese.
In scena, per ogni replica, si esibiscono dai 20 ai 25 artisti. Dall’inizio si sono susseguiti 150 artisti; una parte di questi ha intrapreso carriere internazionali e ha avuto la possibilità di accedere a spettacoli in giro per il mondo.
Negli anni si sono alternati due coreografi. Dal 2014 responsabile delle coreografie è Vito Cassano della Compagnia EleinaD.
Le musiche sono state affidate a Mirko Signorile, Paolo Pace, Giuseppe de Trizio e Adolfo La Volpe. Gli impianti audio e luci sono stati studiati appositamente per le grotte.
LA GENESI
“Hell in the Cave” nasce da una suggestione e da un grande amore per la lingua e l’opera di Dante Alighieri. Tutti i nove cerchi sono rappresentati contemporaneamente tanto che i dannati si incontrano nei diversi luoghi. La scelta dei personaggi è caduta su alcuni tra i più noti: c’è l’amore, il tradimento, l’invidia, la sete di denaro, la lussuria, l’eroismo trasgressivo, si scoprono i legami che uniscono i padri ai figli, gli allievi ai maestri, i “ministri”(o protonotari, come si diceva all’epoca) alle Istituzioni.
« La suggestione – ha sostenuto la drammaturga Giusy Frallonardo – proviene dal “pertugio tondo” ovvero la bocca della Grave delle Grotte di Castellana. Una Grave profonda, nelle viscere della terra, con uno sbocco nel cielo da dove uscire “a riveder le stelle”. Salvezza e dannazione. Poi è arrivato Enrico Romita con la sua fantasia visionaria che mescolava i versi di Dante a immagini concrete, ma nello stesso tempo fantastiche.
Vedeva quei personaggi volare sul serio, o imbattersi in oggetti poco consueti, vedeva i colori di quell’inferno e ne sentiva le urla, cercava soluzioni per rendere le sue visioni fruibili e possibili».
I canti scelti sono certo tra i più famosi, ma i versi utilizzati sono stati selezionati con un criterio preciso, quello di parlare ai contemporanei.
Minosse, il giudice infernale, non ha una grande coda con la quale decide il cerchio cui il dannato è destinato, ma ha delle lunghe budella che generano dannati, perché ognuno conosce la propria colpa.
Lo spettacolo è tutto costruito proprio sul senso di colpa connaturato alla cultura cattolica occidentale. Così come è evidente che il dannato più infelice è quello più potente, il portatore di luce, l’unico che abbia visto Dio: Lucifero che, di questa interpretazione dell’Inferno dantesco è il protagonista.
Il primo dannato che si incontra è Pier delle Vigne, un suicida che si trova nel settimo cerchio, secondo girone, violenti con sé stessi. Quindi una pena molto grave. Pier delle Vigne rivendica la fedeltà alle Istituzioni, quando dichiara di non aver mai tradito il suo imperatore Federico II. Un personaggio importante in un momento storico in cui noi italiani non riconosciamo alle Istituzioni il loro reale ruolo e il rispetto dovuto.
Ciacco è il goloso che si trova nel terzo cerchio, ma è anche quello che dice a Dante che “Nemo profeta in patria”. Proprio come accade oggi, periodo in cui tanti giovani sono costretti ad andare via da un Paese che non premia il merito.
Paolo e Francesca sono certo fedifraghi, ma rappresentano anche l’amore che dura oltre la morte, che non può essere confinato a un certificato di nozze, ma che vede le anime affini riconoscersi e amarsi, anche spiritualmente.
I Simoniaci in Dante rappresentano coloro che hanno comprato le cariche ecclesiastiche per potersi ulteriormente arricchire e fare mercimonio della sacra istituzione della Chiesa, uno dei due poteri universali. “Hell in the Cave” ha debuttato nel 2011 quando i senatori della Repubblica Italiana, passavano da una parte all’altra dello schieramento parlamentare in cambio di denaro. Il degrado che Dante attribuiva alla Chiesa, nella drammaturgia di “Hell in the Cave” è attribuito al Parlamento. L’orgia triste dei Simoniaci rappresenta una nazione che non riesce ad avere più una sua dignità istituzionale.
Il Conte Ugolino è uno dei dannati più odiosi per Dante, sta nel profondo inferno, nono cerchio, seconda zona, è un traditore della patria e condivide il lago ghiacciato di Cocito con l’arcivescovo Ruggeri. Ma quello che racconta in “Hell in the Cave” è il Dolore Senza Nome ovvero la disgrazia di perdere i propri figli prima della propria morte. «È per tutti noi il canto più doloroso e commovente – ha affermato Giusy Frallonardo – Non è un caso che Lucifero, che fa da burattinaio in tutti i quadri, in questo canto incarni il Conte Ugolino in persona. Il dolore di Lucifero per aver perso la visione di Dio, si può assimilare alla perdita di un figlio, al dolore supremo». Il quadro è sdoppiato in due scene, una è il ricordo di Ugolino che racconta, l’altro, sotto il lago ghiacciato, è la lotta che ha intrapreso con l’arcivescovo Ruggeri, ovvero con la vita che può tradire gli uomini.
Brunetto Latini è stato il maestro di Dante, un sodomita, anche lui nel settimo cerchio tra i violenti contro natura, quasi tutti “cherci e letterati” ovvero artisti e preti. La diversità di Brunetto non è argomento di discussione: è possibile solo vederla. Lui è rinchiuso in una bolla, quindi isolato come tutti i diversi, per censo, per colore di pelle, per religione, per credo politico, per tendenze sessuali. Brunetto Latini rivendica l’amore autentico che lega i Maestri, quelli veri, agli allievi, indirizzandoli verso la realizzazione dei loro talenti e mettendoli in guardia, per quanto è possibile fare con un altro essere, dai pericoli del mondo.
Poi si incontra il cordone degli Ipocriti che vogliono dare di sé una immagine irreprensibile, e che poi fanno solo i propri interessi. Sono legati uno all’altro e i volti guardano in due direzioni diverse: quella per il “pubblico” e quella reale.
Ultimo dannato è Ulisse, anche lui nel basso inferno: ottavo cerchio, ottava malabolgia, un consigliere fraudolento. Ma tutto nel canto di Ulisse trasuda eroismo. Il cerchio in cui si trova è illuminato da piccole luci che sembrano lucciole, invece sono le fiamme nelle quali bruciano i dannati. Ma il fuoco è anche simbolo di passione, in questo caso per “seguir Virtute e Canoscenza”, e Ulisse è consapevolezza. Perché gli uomini non possono accontentarsi del sapere già dato, ma devono cercare di andare oltre di scoprire cose nuove.
Infine la visione di Beatrice, i cui versi sono recuperati dal secondo canto dell’Inferno. Vuole essere una via di salvezza per i visitatori dell’Inferno. Non una visione di speranza per i dannati che restano all’Inferno a “consumarsi nel fuoco” (in girum imus nocte et consumimur igni – l’unico verso estraneo alla Divina Commedia riportato in “Hell in the Cave”, tra l’altro il più famoso verso palindromo latino, che canta disperatamente Lucifero a fine spettacolo). Chi invece ha attraversato l’Inferno da vivo come Dante, si può salvare, ha espiato la sua colpa, potrebbe tornare puro nel mondo se solo lo volesse e riflettere su quanto ha visto dopo aver fatto questo viaggio attraverso la dannazione del nostro tempo.
CREDITS:
Produzione: AlephTheatre, Grotte di Castellana
Regia: Enrico Romita
Drammaturgia: Giusy Frallonardo
Actor coach: Giusy Frallonardo Voci narranti: Giusy Frallonardo e Marcello Prayer
Coreografie: Vito Cassano
Coreografie aeree: Claudia Cavalli
Colonna sonora: Giuseppe De Trizio, Adolfo La Volpe, Paolo Pace, Mirko Signorile
Produttore esecutivo: Giulia Pace
Light designer: Giusy Frallonardo e Giuseppe Di Carlo
Responsabile tecnico: Giuseppe Dicarlo
Interventi scenografici: Angela Corte, Marco Romita
Supporto logistico: A.T.C. SottoSopra
Impianto audio: Mayer Sound Effetti speciali: Tecnofly 2008, Link, Unicycle, Sportextreme
Foto di scena: Mariagrazia Proietto
BIGLIETTI
I biglietti per assistere ad “Hell in the Cave” si acquistano sul circuito Ticketone, chiamando il numero 3391176722 (senza costi di prevendita) o sul posto.
È possibile acquistare la combinazione biglietto Grotte di Castellana (visita completa Grotta Bianca) + biglietto Hell in the Cave, con uno sconto sull’acquisto.
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