Reperti archeologici indicano che i frutti del Noce (Juglans regia) venivano utilizzati come alimento già 9000 anni fa. Juglans da Iupiter, Giove e glans, ghianda: ghianda di Giove; regia da rex, degno di un Re. Originario dell’Asia Minore fu introdotto in Europa dai Persiani; i Greci lo chiamarono “Karya Basilica” (noce regale) e lo ritenevano un albero profetico. Al Noce vengono attribuite valenze positive, ma anche negative. Dove è presente non crescono altre piante perché le sue radici producono la juglandina, che è tossica.
Alla sua ombra si svolgevano rituali pagani; uno dei più conosciuti è quello delle streghe di Benevento. Somigliando con il suo gheriglio ai due emisferi cerebrali, era ritenuto importante per curare le malattie del cervello. Da noi è tradizione raccogliere i malli il 24 giugno, bagnati dalla rugiada di San Giovanni, per preparare il Nocino.
La ricetta: 30 noci, 1,5 di alcool, 400 g di acqua, 700 grammi di zucchero, 8 chiodi di garofano, una buccia di limone, 2 g. di cannella.
Si mette in un vaso, si mescola, si filtra dopo quaranta giorni e lo si lascia riposare per alcuni mesi. Per il frutto edule, per il legno pregiato e per l’ombra che forniva, era spesso presente vicino alle aie dei contadini. Testimoni della sua presenza antica sono le località Nocetolo di Gattatico a Reggio e Noceto a Parma.