sabato 28 Dicembre, 2024 - 2:41:48

I Lupercali e San Valentino, leggende e brevi fatti storici di questa festa che non tutti conoscono

Fino al V° secolo d. C. molto diffuso era l’antico culto pagano dei Lupercali, poi soppiantato dalla cristiana festa di San Valentino, protettore degli Innamorati e quindi patrono della Festa degli Innamorati, che si celebra il 14 febbraio (Patrono dei single è invece San Faustino, festeggiato il 15 febbraio).
In cosa consistevano i Lupercali? Gli antichi Romani, inizialmente popolo di contadini e pastori, consideravano le piante e gli animali importantissimi per le loro comunità per questo adoravano tutta una serie di divinità agresti protettrici dell’agricoltura e degli armenti tra cui c’era Faunus (da faveo, il favorevole, il buono), dio della campagna e dei boschi e protettore delle greggi pascolanti nei campi e nelle foreste. Faunus amava infastidire gli uomini entrando nelle loro case e per questo era detto anche Incubus, l’incubo. Per conoscerne i vaticini gli antichi Romani, suoi devoti, si recavano nei boschi ove vivevano i suoi oracoli.
Qui sacrificavano una pecora; quindi si addormentavano, sdraiati sul suo vello, aspettando di ricevere in sogno le risposte dal dio.

 Le Faunalia (feste in onore di Faunus) erano celebrate all’aperto il 5 dicembre dai pastori e dai contadini. Essendo protettore delle greggi assalite dai lupi, Fauno veniva chiamato Lupercus ed in suo onore il 15 febbraio, a Roma, venivano fatti i Lupercalia, istituiti da Romolo e Remo. Nel corso di dette celebrazioni, ci si purificava per poter accogliere degnamente la primavera apportatrice di abbondanti frutti. Dette cerimonie quindi erano finalizzate a propiziare la fecondità della terra, degli animali e dell’uomo, avvicinandosi la bella stagione primaverile in cui la natura si risveglia dai rigori invernali. Si sacrificavano capre o capri accompagnando l’offerta con preghiere e riti speciali: con la lama sporca del sangue della vittima sacrificata veniva toccata la fronte di due giovani qui portati. I loro visi sporchi di sangue venivano poi ripuliti con stoffa di lana intinta nel latte. A questo punto, come da rituale, i due giovani ridevano.

Al termine del sacrificio e del banchetto, i sacerdoti, detti Luperci, tagliavano e ottenevano corregge dalla pelle delle vittime sacrificate. A questo punto percorrevano dal Lupercal (il luogo del sacrificio sul monte Palatino nei dintorni della grotta sacra a Luperco in cui secondo la leggenda una lupa avrebbe trovato ed allattato Romolo e Remo) tutta Roma, rivestiti soltanto con un grembiule ottenuto dalla predetta pelle. I sacerdoti sferzavano con le suddette corregge le donne sposate desiderose di purificarsi e di espiare, persuase che la flagellazione avrebbe portato felicità al loro matrimonio.

Proprio per sostituire i pagani Lupercalia, che, come predetto inneggiavano alla fertilità, nel 496 il pontefice Gelasio I istituì la festa di San Valentino che in tutte le sue opere e in tutta la sua vita promulgò l’amore, cristianamente inteso, verso il prossimo. Così il 14 febbraio (in cui veniva celebrata Santa Febronia, vissuta all’inizio del IV sec, nell’antica Sibapolis) di ogni anno si celebra la Sua festa in tutto il mondo, essendo stato riconosciuto santo sia dalla Chiesa anglicana che da quella cattolica nonché da quella ortodossa. È invece piuttosto discutibile la sua proclamazione a “patrono degli Innamorati” in quanto certuni affibbiano questo titolo a un sacerdote romano, che subì il martirio negli stessi anni in cui lo subì Valentino.

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