Mentre i potenti pensano ad arricchirsi sempre più avidamente e gli impotenti pensano al Viagra, noi, che siamo né potenti né impotenti, vogliamo pensare alle persone e non alle pillole o ai denari. E penso che in tempi di carestia di figliolanza non ci rimane altro che adottare un vecchio. Nonni allietati da Babbo Natale Sì, un vecchio. Oggi si dice Uno di terzetà. Una volta si chiamava Nonno. Non sarebbe male adottare un vecchio del Paese Nostro (ce ne sono di soli in piena solitudine) non come un cane ma almeno come una persona. Anzi di più, come si adotta un vero signore, che ha la nobiltà dell’essere nella stagionatura degli anni che si porta sulle spalle. E, come l’ulivo secolare, ha la forza radicata dentro, a dispetto di ogni tempo. Andate a trovare il vecchio, parlategli, portategli un piccolo dono (un libro, una cravatta, un ritratto d’altri tempi). Andate a trovarne Uno in piazza: sta seduto, curvo e pensoso, sulla panchina che sta dinanzi alla defunta frutteria di Franco oggi pescheria che evoca gli squali) o all’associazione combattenti e reduci (ne sono rimasti in pochi, ma con le palle di ferro e non di lana). Se proprio non volete farvi vedere che parlate al vecchio, provate allora ad andare a ‘lu Ranca (ce ne sono tanti, uomini e donne, provenienti da tutte le stagioni). Casa di riposo Ranca: Nonni in festa Ma voi non avete il coraggio di parlare ad un vecchio, di accarezzarne il volto, di sorridere al suo sorriso. Voi pensate solo ai soldi, al successo, a fermare la vostra età con l’aiuto di qualche chirurgo plastico, a farvi raddrizzare il coso dal Viagra. Ne sono convinto perché questa porca società non sopporta i vecchi. Non li ammazza per ragione e convenienza, ma li detesta con passione. Questo governo, se potesse, li abortirebbe. Pensate al recupero delle monete rivenienti dal libretto della pensione dei nostri vecchi. Questo governo, se potesse, prenderebbe la pillola e si metterebbe il profilattico per non vedere i vecchi in giro. Sono insopportabili, bavosi, pesanti, ingombranti, inutili. Sono vecchi. Nonna in nero «Eppure sono belli i vecchi, di una bellezza tutta loro. Lieve e austera, dolce, essenziale, ridotta all’osso. E’ bella la leggerezza dei vecchi, il loro sbiadirsi, ombreggiare, scolorirsi come se si spiritualizzassero con gli anni. Come se fossero con un piede nei cieli e acquistassero ubriachezza di vita al punto da camminare un po’ sbandando, portati dal vento. Una leggera euforia, dissimulata nella malinconia di un appannato crepuscolo. Quella tristezza sublimata dal noncurante distacco verso le cose terrene, quei vestiti abitati dal tempo, quelle lavande e mughetti di una volta, quella carne scarnita e più pallida. La sordità li aiuta a sentirsi più lontani, la vista si annebbia perché gli angeli coprono i loro sguardi con la cataratta delle loro ali. Quegli sguardi inermi e spaventati davanti al rumore, alla fretta, alla plebea brutalità di un gesto ragazzo. Quell’essere appena, quel vivere appena, quel sentire e vedere e vociare più fioco. Tutto è più tenue e felpato, come il passo, quasi per non disturbare la vita, quasi per non svegliare la morte. . . Quella signorilità naturale che giganteggia con l’età. A novant’anni il sangue si fa blu». Nonni ex combattenti e reduci Andate a trovarli alla casa di riposo riposta in mezzo al verde, assistiti amorevolmente dalle suore. Stanno lì appesi come frutti maturi sugli alberi a contare i giorni, appesi sui rami dei loro ricordi, in cerca dell’ultimo sole di primavera. Sono belli i nostri vecchi, non negate loro lo sguardo. Vi parleranno di cose fuori da questi tempi volgari e insolenti. Sono ombre del passato, ma vive. Stanno ai margini della vita, ma vi chiederanno, scusandosi, una briciola di attenzione. Alcuni di loro hanno perso la testa, ma sono ancora savi. A volte, simulando, vi prenderanno per il culo tanto per scherzare. Non dormono o dormono poco perchè attendono serenamente di fare il Grande Sogno Eterno. Vergognatevi. Vergogniamoci. Sborsiamo fior di quattrini per riempire casa di pezzi d’antiquariato. Ci glorifichiamo per avere ereditato il mobilio della nonna, e poi non vogliamo tra i piedi la nonna. La nonna rende di più da morta che da viva. La sorte ci attende. E’ la stessa di quella della nonna appena morta. «Passiamo una vita a liberarci dal padre e dalla madre, ma alla fine siamo destinati a rivivere i loro errori e i loro tarli. Perciò vi dico, come il Papa Buono: quando tornate a casa, fate una carezza a vostra madre, baciate le mani a vostro padre. O a chi ne fa le veci. Dite che ve l’ha consigliato un pazzo. Capiranno fingendo di non capire e sorrideranno».
Tonino Filomena
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