Anno manzoniano? La letteratura non dovrebbe trovare occasioni per approfondire o “celebrare” quegli scrittori che sono stati e sono riferimenti nella cultura italiana soltanto nelle occasioni dei centenario altro a tal proposito. Ma dovrebbe accadere costantemente di riprendere il senso delle letterature nel viaggio di scrittori riferimento. Nella contemporanea letteratura del Novecento Manzoni è il forte legame tra tre epoche. Il pre romanticismo, il post ottocento e Risorgimento e le eredità che trasmette al novecento. Certo, Leopardi resta il poeta che innova. Manzoni è lo scrittore che porta sulla scena i personaggi. Ma voglio pormi alcune domande proprio in merito a ciò.
Cosa è stato Alessandro Manzoni nell’Ottocento del Risorgimento?
Ci sono almeno tre aspetti che dovrebbero farci riflettere.
Il problema della lingua: assume una valenza prettamente politica. L’unità della lingua assume una dimensione unificante partendo soprattutto dalle diverse versione dei “Promessi Sposi” che assumono non soltanto una contestualizzare storica ma questa si lega al linguaggio ufficiale mutuato da letture anche di ordine dialettale. Per Manzoni Dante resta un riferimento. Infatti lo sciacquare i panni Arno è più che una metafora. Firenze ha voce radice la scuola siciliana.
Cosa è stato oltre la lingua?
È lo scrittore che pone in uno stretto legame il Romanticismo, la letture delle arti e della letteratura, con il Rsorgimento, ovvero quella che usa chiamare storia incontra non solo la cronaca, bensì le vicende e le avventure dei personaggi. Ma è la letteratura che prevale.
Dunque non è da considerarsi un romanzo storico?
Assolutamente no. È una dicitura da manuale neppure aggiornato ai nuovi sviluppi di lettura e interpretazione del Manzoni complessivo. “I Promessi Sposi” è un’opera che pone al centro i personaggi e la psicologia dei personaggi. Basta pensare che inizia con un personaggio e si chiude sempre con il destino dei personaggi. La storia, certamente, fa da scenario come il paesaggio. Sono i personaggi che guidano i conflitti tra il male e il bene.
Ma sono anche altro “I Promessi Sposi”.
Sono molto altro e sono oltre. A parte il fatto che anticipa con forza il Novecento non solo letterario. Ma si pensi oltre alla Provvidenza anche alle conversioni. È il romanzo della conversione per eccellenza e non solo perché lo stesso scrittore vive la conversione cristiana. Ma perché dentro passaggio tra il male e il bene ci sono due considerazioni profonde: il senso di colpa è il senso del perdono. Due esempi eccellenti sono Fra Cristofaro e l’Innominato. Ma non si deve neppure trascurare la vicenda di Gertrude-Monaca di Monza. Insomma la lotta tra il male e il bene si conclude con non solo un atto di fede ma con un atto d’amore il cui riferimento resta il Cardinale Borromeo.
Oltre questo Manzoni resta un passaggio inevitabile nei processi dell’Unità d’Italia. Questo non solo sil piano letterario ma anche politico. È il primo scrittore che si apre, nonostante il suo legame con il mondo cattolico, a un post illuminismo e dentro un Risorgimento identitario nazionale. Pur attraversando la fase napoleonica e milanese diventa risorgimentale unitarietà tanto da accettare la nomina a senatore italiano. Da questo punto di vista non accoglie la posizione cattolica e accoglie l’Unità italiana con spirito politico, linguistico e culturale tout court.
Ma perché questo?
Perché crede fermamente ad una geopolitica unitaria anticipando tutto il Novecento identitario e questo contribuisce ad un ruolo ben definito sia della letteratura che alla politica stessa. Resta lo scrittore di una fenomenologia unitarista già scrivendo il suo romanzo. Unitarista e nazionale.
Pierfranco Bruni