Ero a Napoli il giorno in cui il ragazzino obeso è stato violentato per gioco da un gruppo di giovinastri col tubo ad aria compressa e ho notato tre cose.
La prima: i genitori dei violentatori avevano tragicamente ragione a dire che non avevano intenzione di uccidere ma stavano solo scherzando. È vero, ma questa non è un’attenuante,indica la considerazione che si ha del prossimo, solo pupazzi gonfiati e gonfiabili, e della vita, si agisce per gioco senza pensare alle conseguenze.
La seconda: se viene offeso o aggredito un nero o un gay monta subito l’accusa di razzismo e di omofobia, e invece il meccanismo anche in questi casi è più banale e grossolano; la stessa reazione insorge davanti a un obeso,un’anoressica, un disabile. La logica del branco è irridere e colpire ogni persona che non rientri nello standard. E anche questa non è un’attenuante,vuol dire solo che non c’è un odio ideologico alle spalle, un residuo storico,ma c’è la fine di ogni ragionamento e un brutale e volgare impulso mosso da un’apparenza difforme.
La terza: girando per Napoli ho visto un tasso di ragazzi obesi, soprattutto ragazze e donne ciccione decisamente superiore rispetto alla media italiana, più vicino allo standard americano. Insieme ho notato l’exploit di pessimo fritto d’asporto con salse orrende in giganteschi coni. E per sfondo il degrado urbano.
C’è un nesso pacchiano tra obesità, cattiva alimentazione, bullismo e brutture delle periferie. E stride con l’umanità e il fascino della città. Addio bella Napoli.
Marcello Veneziani www.facebook.com/notes/marcello-veneziani-pagina-autorizzata
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