Il bambino che fu è giunto alla sua “nuova vita”. Oggi è un “vecchio” come tanti che corre per recuperare il Tempo perduto, si muove per non dimenticare la propria identità, la propria appartenenza, le proprie origini, la propria storia. E chi, vecchio come me, ha vissuto i suoi anni nel “selvaggio borgo natio” non ha alcun bisogno di sforzarsi per ricordare. Lungo il mio adagio camminamento nei vicoli stretti e tortuosi del centro storico del piccolo paese in cui sono nato e cresciuto, cerco invano quel mio borgo natio dal volto umano. Dietro Shanghai cerco la mia infanzia, i volti e le tracce di chi non c’è più.
E’ un percorso rituale ma inutile per quelle antiche vie. Profondamente immerso in quel crogiolo di sentimenti, rivedo solo i frammenti di un mondo antico scomparso ed evoco i volti, le parole, i piccoli gesti, i fatti associati a quelle misere casette basse e bianche. C’è uno strano silenzio lungo quelle viuzze. Tuttavia le porte che si affacciano lungo quei vicoli mi parlano. Quelle porte consumate dal tempo, centenarie e cadenti, mi raccontano storie di famiglie povere vissute oltre l’uscio e dentro angusti spazi. E’ un eterno ritorno rivolto al passato. Provate anche voi a scrutare al di là di quelle porte, vi accorgerete quanta storia è racchiusa dentro quelle antiche case, appartenute ad un mondo perduto nei rivoli di un paese perduto.
Odo ancora delle voci flebili e dei malinconici suoni, vedo i volti scarni di Uomini e Donne di un paese lontano. Sono le voci, i suoni e i volti che sono rimasti scolpiti dentro di me fin dalla mia fanciullezza. Sono le voci, i suoni e i volti dei nostri padri e delle nostre madri. Sono i segni della nostra memoria e della nostra nostalgia. Sono i valori della nostra appartenenza, i valori della nostra identità. Sono i nostri valori eterni. Che vale la pena recuperare e diffonderli per non morire di globalizzazione e di mercantilismo.
Tonino Filomena