Anche Lavello, come molti altri centri oggi in Basilicata, un tempo faceva parte, in epoca normanna, dapprima della Contea di Puglia, con capitale Melfi, quindi successivamente del Ducato di Puglia e Calabria, con capitale Bari, pertanto anche questo viene incluso nella trattazione delle fortezze della Regione Apuliae.
Secondo la tradizione, il primo nucleo del Castello di Lavello risale alla dominazione normanna, per volere del Signore dell’epoca, di nome Arnolino. Successivamente, nel corso degli anni, la struttura ha subito diversi interventi di ampliamento, modifiche strutturali ed abbellimenti, specialmente sotto la dominazione angioina, che ne hanno progressivamente cambiato l’aspetto strutturale. Tra le aggiunte posteriori vi è un loggiato di tre archi sul versante meridionale ed una torre allo spigolo nord- occidentale. Anche le finestre ai due livelli hanno subito modifiche, venendo trasformate in balconi, ed il loggiato invece fu rifatto a cinque archi. Attualmente il castello è sede del Municipio.
Di aspetto robusto e massiccio, la struttura si presenta a pianta quadrangolare con un’ampia piazza d’armi della stessa forma, probabilmente risalente alla dominazione angioina, intorno alla quale si sviluppano i locali del pianterreno, che un tempo ospitavano gli ambienti di servizio, quali corpo di guardia, scuderie, depositi. Nel giardino attiguo vi è un pozzo con un abbeveratoio per i cavalli, su cui troneggia l’arme della famiglia Del Tufo, un tempo feudataria di Lavello. Il castello si sviluppa su due piani, il pianterreno e quello nobile, che fungeva da ala residenziale ma al tempo stesso ospitava gli alloggi per la servitù, un giardinetto pensile ed un loggiato. Un tempo esistevano due portali di accesso al maniero, uno sul versante settentrionale, al momento murato, e l’altro su quello occidentale. Parte del perimetro presenta una scarpa alla base. Inoltre vi sono due cunicoli sotterranei, uno conduceva alla Chiesa Matrice mentre l’altro sbucava all’esterno del paese, quale via di fuga in caso di assedio.
Secondo una leggenda, uno dei feudatari, che nonostante la giovane età stava per morire, ricevette la visita di un mago che gli promise di salvarlo a patto che costruisse dall’interno una stanza senza porte e con una sola piccolissima finestra. Se il giovane fosse riuscito ad uscire sarebbe vissuto per un altro secolo. Il signore fece quanto detto tuttavia, terminato il lavoro, non riusciva a trovare una via di uscita. Ancora una volta venne in suo soccorso il mago che gli spiegò il da farsi e che, tra l’altro, era anche di una facilità estrema. Una volta uscito dalla stanza il feudatario non rivelò mai a nessuno il segreto e visse per altri cento anni.
Cosimo Enrico Marseglia