Oggi Melfi si trova in Basilicata, per la precisione in provincia di Potenza, tuttavia un tempo fu capitale, anzi la prima capitale, della Contea di Puglia e successivamente prima capitale del Ducato di Puglia e Calabria, l’embrione di quello che sarebbe diventato il Regno Normanno di Sicilia. Per tale motivo il castello di Melfi verrà incluso nella trattazione delle fortezze pugliesi.
Fu Guglielmo de Hauteville nel 1042 a stabilirsi a Melfi, una volta divenuto primo Conte di Puglia, ordinando la costruzione del castello mentre, sempre in loco, Roberto il Guiscardo fu investito del Ducato di Puglia e Calabria. La struttura originaria della fortezza normanna si presentava a pianta quadrata con quattro torri agli angoli e come luogo fu scelta la collina di origine vulcanica che ancora oggi domina il centro storico. Al suo interno si svolsero ben quattro concili papali, inoltre proprio da qui il pontefice Urbano II bandì la Prima Crociata.
Durante la dominazione sveva, in particolare sotto il Regno di Federico II, il castello fu oggetto di interventi di ampliamento e di ristrutturazione e venne scelto come residenza dal Puer Apuliae, che da qui promulgò nel 1231 le Costituzioni Melfitane, redatte da Pier delle Vigne, considerate come il primo testo di leggi scritte nel Medioevo, che trattavano norme sia civili che penali.
Con l’ascesa al trono di Napoli di Carlo I d’Angiò vennero effettuati nuovi lavori di ampliamento che prevedevano la costruzione di alcuni ambienti adiacenti alla Sala del Trono, l’ampliamento dell’ala nordorientale con l’erezione di un muro di cinta e la creazione di tre cortili. Ulteriori interventi di ampliamento vennero effettuati nel 1460 su iniziativa di Giovanni II Caracciolo mentre, sotto il regno di Carlo V, nel 1531, il feudo di Melfì con il suo castello vennero donati ad Andrea Doria, in ricompensa dei servizi resi al Sacro Romano Imperatore. Fra il XVI ed il XVIII secolo il Castello di Melfi viene gradatamente trasformato da fortezza a residenza nobiliare dalla famiglia Doria, pur mantenendo il suo aspetto tipicamente medievale. Dal 1954 il maniero è proprietà dello stato Italiano ed attualmente ospita al suo interno un Museo Archeologico Nazionale.
Oggi il Castello di Melfi si presenta a pianta poligonale composita, in seguito ai numerosi interventi di ampliamento effettuati nel corso dei secoli, e conserva il muro di cinta, che chiudeva un tempo tutto l’abitato, ed il fossato scavalcabile un tempo con un ponte levatoio ligneo, oggi sostituito da uno in pietra. Le mura degradano a scarpa nel fossato stesso. Gli ingressi originari erano quattro, di cui tre risalenti alla dominazione angioina, uno rivolto a settentrione, uno sul versante meridionale, oggi murato, che consentiva l’accesso al paese. Il terzo ingresso garantiva l’accesso alle guardie che presidiavano gli spalti della cinta muraria, anche esso murato, mentre l’ultimo è quello che permette oggi di accedere al castello attraverso il ponte in pietra, sul quale è riportata un’epigrafe del XVI secolo riferita alla famiglia Doria.
Nonostante i diversi stili corrispondenti ai vari ampliamenti fatti, la struttura conserva nel suo insieme l’aspetto di una fortezza medievale e si compone di dieci torri, di cui sette a pianta quadrangolare e tre invece poligonale: una oggi detta Torre di Nord Est a pianta quadrangolare, la Torre delle Carceri a pianta quadrangolare, conosciuta anche come Torre del Marcangione, una Torre senza nome a pianta quadrangolare detta della Chiesa perché vicina alla cappella, la Torre dell’Orologio a pianta pentagonale, un’altra Torre senza Nome a pianta quadrangolare, la Torre detta della Galleria o anche Baluardo dello Stendardo a pianta pentagonale, conosciuta come Torre dei Cipressi, la Torre della Secretaria a pianta quadrangolare, oggi conosciuta come Torre della Terrazza, il Baluardo del Leone a pianta pentagonale che domina e difende il secondo ingresso, la Torre dove si faceva lo studio a pianta quadrangolare, detta anche dei Quattro Venti, che è anche la più imponente, ed infine un’altra Torre senza nome a pianta quadrangolare di cui restano solo alcune rovine.
Cosimo Enrico Marseglia