Palazzo San Gervasio è un altro di quei centri attualmente facenti parte della Basilicata, ma che un tempo rientravano nel dispositivo militare difensivo pugliese, considerata la sua vicinanza al confine. Il suo castello venne edificato intorno alla metà dell’XI secolo, nei primi anni della dominazione normanna, e probabilmente in origine aveva una pianta quadrangolare con due torrioni della medesima forma, andati irrimediabilmente perduti. Inoltre, come è possibile scorgere, era presente una sorta di loggiato composto da quattro bifore ed una trifora.
Adibito in un primo tempo a dimora di caccia, successivamente venne utilizzato come punto di osservazione contro le incursioni saracene o, principalmente, per avvistare eventuali tentativi di sconfinamento delle armate bizantine. Federico II di Svevia lo riadattò, destinandolo dapprima a casina di caccia, quindi in seguito vi impiantò un allevamento di cavalli delle Murge, destrieri particolarmente apprezzati.
Nell’estate del 1255 il maniero ospitò Manfredi, figlio di Federico e di Bianca Lancia, ma dopo la sua sconfitta nella Battaglia di Benevento nel 1266, il nuovo Re di Napoli, Carlo I d’Angiò lo trasformò in regia scuderia. Salito al trono Carlo II d’Angiò, il castello venne donato a tale Filippo di Grandiprato, mentre nel 1334 passò in proprietà al Principe di Altamura Bertrando del Balzo, al quale venne concesso da Roberto d’Angiò, a sua volta figlio di Carlo II, che gli conferì anche il titolo di Custode delle Foreste e delle Difese del territorio di San Gervasio e Lagopesole.
Nel corso dei secoli la struttura ha cambiato più volte padroni che, progressivamente, ne hanno anche cambiato l’aspetto. Attualmente esso è diviso fra diversi proprietari ad eccezione del pianterreno che è di proprietà comunale.
La struttura si presenta a pianta quadrangolare e si sviluppa su due piani, intorno ad una corte della stessa forma, cui si accede attraverso un portale con arco a tutto sesto romanico. Intorno al cortile si sviluppano diversi ambienti che sino al Secondo Conflitto Mondiale hanno ospitato le prigioni. Sul lato opposto all’ingresso vi è uno scalone, un tempo sicuramente imponente, che conduce al piano nobile. Purtroppo i vari interventi di riadattamento e modifiche hanno alterato anche l’aspetto degli ambienti posti al primo piano, alcuni dei quali conservano ancora delle volte a botte. In molti di essi sono presenti antichi camini che avevano il compito di riscaldare le stanze.
Cosimo Enrico Marseglia