“La luce oltrepassa le ombre. Lo sguardo si infittisce. Diventa lancinante. Beatrice ha il passo leggero. Non ha davanti a sé uno specchio. Porta sul capo il velo. Il velo che sarà di Schopenhauer. Il mito si trasforma nel sacro. Il canto diventa logos”.
Un Dante esemplare. Unico nella sua percezione tra mondo poetico, esoterismo, civiltà linguistica. Un percorso che trova come maestri fondamentali Pascoli, con le sue mirabili visioni, René Guénon con il suo senso esoterico e Maria Zambrano con con lo specchio metafisico.
Mi riferisco al Dante di Pierfranco Bruni “Nel mezzo del cammin. Dante oltre”, editore Passerino. Il testo presenta dei contributi di Stefania Romito. Il testo di Pierfranco Bruni si incentra su una visione di una metafisica antropologica tutta infusa di mistico viaggio esoterico.
Dice Pierfranco Bruni: “Dante, attenzione, non è soltanto la Commedia, e tanto meno la spiegazione scolastica, e non, delle Lecture Dantis che servono a poco e a volte annoiano pure, è il costruttore di un pensiero nuovo. Pensiero, continua Bruni, che è eretico rispetto a quel concetto politico di Medioevo. È italiano ma già allora era Mediterraneo, ovvero arabo, islamico, provenzale. Ha incarnato tutti i modelli filosofici e non teologici di una tradizione esoterica e orientale. Tradizione che ora vive dentro la cultura occidentale pur con i suoi distinzusmenti e legami. Questo significa che Dante non è solo il poeta e il letterato. Appunto è oltre e va oltre”.
Leggendo il libro, che supera le 300 pagine, emerge tutto ciò che ha detto l’autore. Infatti l’interpretazione ha la complessità del saggio filosofico tutto intercettato dalla formazione e dai riferimenti che lo stesso Bruni porta nei suoi scritti. È veramente il libro di una originalità e innovazione speculare. La presenza della filosofia della Zambrano è costante. Importanti i riferimenti a Pirandello, a D’Annunzio a Petrarca e Boccaccio.
Il lavoro di Bruni lascia da parte ogni lettura critica antologizzata e scava in Dante e nelle sue opere. Lo fa senza sentire la critica dantesca. Per questo è coraggioso e innovativo. Pone l’attenzione persino sulla ecclesia affibbiata a Dante e lo tira fuori dalla teologia cattolica. Va oltre con pazienza e severità.
Si legge: “Cosa è stato Dante nel moderno del tempio tra il gioco dei giullari e il poker di Tommaso Landolfi? È stato ciò che Beatrice non è stata. Ovvero lei, Ella, rimane un’ombra. L’ombra passeggera che diventerà indelebile visibile e invisibile. Ella sarà sempre l’ombra che va, comunque, oltre lo scuro. Trasparente. Accompagnerà Dante nel passaggio del cammino. Nel mezzo del cammino sarà il riferimento di una bellezza inviolabile. Una inviolabilità tutta metafisica tra le orme solcate e gli scavi di civiltà. Dante sa bene che Ella resterà ombra e la custodirà tra i bagliori degli anni per farne Verità. L’assoluta certezza della metafora di un viaggio immortale”.
Il testo si arricchisce con delle immagini di volti realizzati dallo stesso Pierfranco Bruni i quali costituiranno una cartella a parte dal titolo “I volti di Dante”. È un libro da leggere. Il Dante di Pierfranco Bruni innova gli studi e le meditazioni sul dantismo tradizionale in un rivoluzionario viaggio mistico.
Teodora Filomena
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