Cari amici, stamattina mentre rileggevo Robert Brasillach, ho avvertito il bisogno di ispirarmi alla sua celebre poesia “Mon pays m’a fait mal” (ll mio paese mi fa male), per proporvi questo mio breve componimento.
Il mio paese mi fa male per le sue vie sorde e desolate,
e annegate nel mare delle pandemie insanguinate,
per i suoi medici combattenti in vane battaglie perdute,
per il cielo di dicembre cupo e nero e per il triste suono del vento.
Il mio paese mi fa male in questi empi mesi,
per le preghiere vane e inascoltate,
per il suo abbandono e per il destino,
e per il grave fardello che grava sulla storia.
Il mio paese mi fa male per i mancati amori,
per i suoi colori inespressi,
e per il mare aperto ai neri vascelli carichi di peste.
Il mio paese mi fa male per i suoi giovani feriti,
per i suoi vecchi indifesi, per le sue case nude,
e per gli ammalati ammassati dietro il filo spinato degli ospedali.
Mi fa male per tutti quelli che sono lontani dalla loro amata Terra.
Il mio paese mi fa male con i suoi cuori tremanti e sanguinanti,
e la sua giovinezza spenta.
Il mio paese mi fa male per il virus puntato alle spalle dei fratelli,
e per coloro che cantano la spregevole negazione.
Il mio paese mi fa male per le falsità televisive,
con i suoi carnefici di ieri e con quelli di oggi.
Mi fa male per il dolore che scorre,
e per la paura che corre.
Il mio paese mi fa male.
Tonino Filomena