Il Museo archeologico (beni archeologici) di Taranto non risulta tra i trenta musei più visitati in Italia tra il 2014 e 2015. Il riscontro giunge proprio dalle tabelle del Ministero. È un fatto molto grave per una città che ha sviluppato una polemica sulla “scippo” della Soprintendenza e si considera capitale dell’archeologia della Magna Grecia. Ma finora, è bene sottolinearlo, il Museo era un ufficio della Soprintendenza.
Una città che punta alla cultura non può permettersi di avere un Museo nazionale e non vederlo tra i primi trenta più visitati. Mi sembra anacronistico ciò e quindi bene ha fatto il Ministro Franceschini ad aprire un discorso innovativo che è quello di dare piena autonomia al Museo e di spostare gli uffici di tutela in un’altra area regionale. Qui si va avanti per una mera battaglia campanilistica. Taranto o Lecce per una Soprintendenza che non ha fatto cultura e nelle competenze non esercita progettualità culturale.
Si pensi che addirittura che la Puglia pur avendo ottenuto nel 2015, per i luoghi della cultura, ben circa 580.000 visitatori Taranto non risulta tra i primi trenta mentre nella tabella sono collocate realtà come il Museo storico di Miramare di Trieste, Castel del Monte di Andria, Castello Scaligero di Sirmione. Quest’ultimo nel 2015 ha registrato 234. 435 mila visitatori. Taranto addirittura è al di sotto di questi numeri. E allora qual è il contendere della Soprintendenza si o no a Taranto. Si punti al Museo.
Non insisterei più sul piano tecnico, scientifico e giuridico sulla “questio” Soprintendenza centrale a Taranto. Perché è il Museo l’asse prioritario che lega il Ministero con le culture sul (e del) territorio, e dal momento che il MarTa non è più un Museo periferico, ma rientra come ribadito in altre occasioni da chi mi ha preceduto, una grande Agenzia di culture e con la presenza di un direttore autorevole sul piano scientifico e manageriale, quale è Eva Degl’Innocenti, sono convinta che Taranto troverà la strada giusta per diventare Città degli Eventi, ovvero realtà inserita nel circuito delle culture.
Bisogna ricordare che il Museo ha oggi, soltanto oggi ribadisco, realmente e giuridiamente un Direttore di Museo in un Museo autonomo completamente con due Consigli che indirizzano i processi culturali di un Territorio, che è geografia della geopolitica europea nel Mediterraneo. Ciò vuol, dire che Taranto, culturalmente, assume una sua rilevanza anche giuridica e istituzionale sul piano culturale.
Elemento che non c’era prima della Riforma. Il Museo era sostanzialmente soltanto un ufficio che dipendeva dalla Soprintendenza e giuridicamente (e istituzionalmente, norme vigente da cfr.) il direttore era il Soprintendente e, quindi, non c’era un direttore con delle specificità ben definite.
Il direttore oggi assume le competenze manageriali. Questo è il punto. Ed è una condizione tutta nuova che pone la città in modo autorevole nei confronti delle altre città europee che possiedono dei Musei autonomi sia nella gestione sia nella programmazione sia nella progettualità sia nella originalità degli eventi.
Quindi la situazione della Soprintendenza, le cui competenze centrali passano a Lecce significa poco, anzi nulla dal punto di vista culturale. A Taranto, invece, interessa gestire la Cultura e la cultura può essere gestita soltanto con l’autorevolezza di un Museo aperto a quelle culture sancite dal Codice dei Beni Culturali che vanno dai modelli materiali a quelli immateriali, dall’archeologia alle “culture dal vivo”.
Si tratta dunque non di uno scippo come si urla. Ma di una maggiore forza data (e opportunità) ad una città che ha bisogno di immagine e di saper valorizzare il proprio patrimonio. Occorre capire l’innesto giuridico per sfollare le tante incomprensioni.
Il Museo d’altronde ora potrà avere un rapporto anche didattico verso i nuovi saperi e verso quell’utenza che è bene attrezzata sul piano telematico. Soprattutto le nuove generazioni e il mondo della scuola dovrebbero abbracciare sinceramente e in modo convinto questa nuova situazione.
Taranto con l’autonomia del Museo sarà al centro delle culture degli eventi e sarà modello veicolare e veicolante di nuove capacità e nuove risorse. Le polemiche senza una base di fondo non hanno più senso. Gli aspetti giuridici servono soprattutto a far luce su alcune contraddizioni. Bisogna guardare al futuro per non restare passato.
Le nuove generazioni devono leggere questa stagione come una grande e appassionante novità. Se Taranto non è tra i trenta musei più visitati pur avendo avuto Soprintendenza e Museo dipendente da tale struttura un problema progettuale deve pur esserci stato. Le polemiche sono il tempo della leggerezza.
Micol Bruni