Pare che a portare i galline e polli in Europa sia stato Alessandro Magno in seguito all’armata d’Oriente. Considerato simbolo di fertilità vista la sua facilità di accoppiamento, veniva anche sacrificato ed offerto alle divinità, si narra ad esempio, che Socrate sul punto di morte chiese al suo discepolo di sacrificare un gallo ad Eusculapio, il dio della medicina, per rendere più facile il passaggio della sua anima nell’aldilà. Considerato sin dall’antichità come una farmacia a due zampe, un alimenti dalle grandi potenzialità curative. Consigliato nei casi di diarrea, per curare la depressione, come ricostituente per le partorienti e addirittura per curare l’enuresi dei bambini. Da un esame dei testi tramandati si scopre che è stato oggetto di numerose discussioni da Catone a Varrone fino a Columella che ne spiegano le migliori tecniche di allevamento. Inevitabile la sua presenza nei banchetti dell’antica Roma e quindi nel ricettario di Apicio dove lo troviamo in varie versioni e abbinamenti a volte azzardati, altre molto più interessanti. Come in questa dove viene consigliata una cottura molto lenta e abbinato a numerose spezie, servito non troppo caldo.
Pollo cotto nel suo sugo
Triterai il pepe, il cumino, una manciata di timo, seme di finocchio, menta, ruta, radice di silfio ( una spezia ormai estinta); versa l’aceto, metti e trita una carota con miele, aceto, garum e olio. Metterai il pollo raffreddato e asciugato, che servirai bagnato. (Marco Gavio Apicio in De Re Coquinaria )
Katja Zaccheo