Qualche tempo fa mi trovavo per caso nella stanza adiacente l’ingresso del Nuovo cine-teatro di Maruggio. Una “macchina” infernale (vedi foto) di grandi dimensioni attirò subito la mia attenzione.
L’oggetto in questione era il vecchio video proiettore del glorioso cinema Impero del nostro bel paesello, un pezzo ferroso di storia della nostra comunità che era poggiato su una vecchia pedana di legno, in compagnia di una busta contenente rifiuti rivenienti da una “raccolta indifferenziata”.
Il proiettore, naturalmente, non parlava, ma… invocava aiuto: «Ti prego Tonì, questo non è il posto che merito! Ho fatto tanto per la nostra comunità e adesso sono solo ed abbandonato all’umidità di questo triste centro polivalente mai entrato in funzione!».
Non so se ancora oggi il video proiettore “parlante” si trova lì, in quel posto, solo e pensoso in cerca di una “nuova casa” per essere ammirato da quanti possono comprenderne il “valore affettivo”.
«Vedo il cinema Impero nelle serate d’inverno. […] Per sole poche lire, la domenica pomeriggio, mezzo popolo entra nel cinema Impero. Il cinema è tutto. Il cinema è tutti noi: bambini, adolescenti, giovani, adulti, vecchi, donne, donnine e signorine strettamente accompagnate dai genitori o dal fratellino. Al cinema tutto è tutt’altra cosa: l’amore davanti allo schermo appare bello e immenso. […] Quando la pellicola si ferma bruscamente nel bel mezzo del cammin del film (si strappa o salta), si alza nel buio pesto un coro di urla selvagge. Povero mèstru Erminio […] il macchinista è presto perdonato perché non c’è nessun altro qui a Maruggio capace di far girare quell’aggeggio infernale!» [dal libro: “Gli occhi della memoria – Viaggio sentimentale nella Maruggio degli anni ’60” di Tonino Filomena]
Riportare alla luce quell’ “aggeggio infernale” significherebbe sottrarlo dal buio dell’abbandono. Meriterebbe un destino meno avverso. Perché ha sempre svolto il suo servizio onestamente e con animo combattivo, ha accompagnato le stagioni della vita di ognuno di noi per oltre mezzo secolo.
Diamogli quindi uno spazio idoneo e più “salutare” dove possa essere ammirato dalle nuove generazioni…lungo il solco delle nostre Tradizioni.
Tonino Filomena
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