MANDURIA – Primo interrogatorio in carcere ieri per il rumeno di 25 anni, Catalin Costel Neacsu (nella foto), residente a Maruggio, accusato di aver aggredito con cinque pugnalate al petto il manduriano di 59 anni Salvatore Lochi. Davanti al giudice Martino Rosati, il 23enne di origine rumena difeso dall’avvocato Erminio Marsella di Maruggio, ha confessato tutto ricordando quasi in lacrime quei terribili momenti. Dal suo racconto sarebbe emersa un’amicizia molto stretta con la sua vittima dalla quale riceveva da tempo aiuti economici. E sarebbe stato il mancato impegno dell’amico manduriano a scatenare la furia. Quella sera il giovane si era recato a casa del suo amico per riscuotere la somma di mille euro che gli era stata promessa quale compenso per qualche favore, ma il pensionato in quella occasione gliene consegnò solo la metà. Da qui sarebbe partita la lite. Il giovane avrebbe perso la ragione e con un coltello che non è stato ancora trovato, ha cominciato a colpire il suo amico. Quattro pugnalate al petto e allo stomaco e una al braccio sinistro che lo hanno quasi ucciso. Poi la fuga verso il suo paese, Maruggio dove, evidentemente per farsi un alibi, si è fatto vedere in piazza dove era in corso la sfilata dei carri di carnevale. Qui lo avevano visto in molti compreso un vigile urbano che ha confermato tutto agli investigatori. Dopo, questo almeno secondo il suo racconto, in preda al rimorso è rientrato a casa dove c’era la moglie e le due figlie piccolissime. Qui avrebbe preso le banconote avute da Lochi e le avrebbe gettate a terra dicendo alla moglie di aver «fatto del male a Lochi». Poi la reticenza che secondo il suo avvocato sarebbe giustificata dalla paura e infine il pentimento. Non prima però, di aver tentato ogni cosa per sviare i sospetti che sin dal primo istante erano caduti su di lui. Il più importante e determinante, quello raccolto in ospedale dagli investigatori del commissariato di polizia di Manduria: «è stato il rumeno che abita a Maruggio», era riuscito a dire Lochi prima di perdere i sensi ed entrare in coma dal quale non è ancora uscito (è sempre ricoverato in gravi condizioni nella rianimazione di Potenza).
Tutti i particolari di questo rapporto per molti versi torbido tra i due, serviranno al gip per preparare l’ordinanza della misura restrittiva in carcere che ieri non poteva non essere confermata. L’indagato che per ora deve rispondere di tentato omicidio aggravato da futili motivi e di occultamento dell’arma utilizzata per ferire (il coltello non è stato ancora trovato), sempre ieri mattina ha avuto un colloquio con il suo avvocato. «E’ uomo che si pente di quello che ha fatto e che nemmeno lui è in grado di dire il perché di quella violenta reazione», riferisce l’avvocato che lo ricorda come «un giovane lavoratore senza precedenti penali conosciuto nell’autolavaggio dove lavorava a Maruggio e poi nel mio studio per una questione di natura civile che abbiamo poi risolto».
Nazareno Dinoi
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