Roma – Polemiche sulla intitolazione, a Roma, di una strada a Franco Califano. Il provvedimento passa a maggioranza ma il Sel vota contro e Cinque stelle si astiene.
Sulla questione risponde Pierfranco Bruni, autore del primo libro pubblicato su Franco Califano, edizioni Il Coscile, dal giorno della sua prematura scomparsa avvenuta il 30 marzo dell’anno scorso.
Domanda: Secondo Lei perché il Sel, al Municipio di Roma, ha votato contro la proposta di intitolare una strada a Franco. Califano?
Risposta: “Parto, comunque, da un presupposto positivo. La intitolazione di una strada al poeta e cantante Califano è passata se pur con voto a maggioranza. Dopo lo scempio fatto a Sanremo, di cui Fazio si dovrebbe vergognare anche per le giustificazioni espresse (Jannacci sì e Califano no, e perché mai?) questo episodio continua a testimoniare la tentazione del banale che sta prendendo il sopravvento. Non credo che i vendoliani siano a conoscenza del ruolo che ha rivestito nella cultura poetica musicale un personaggio come Franco Califano. Non conoscono la sua storia di uomo e di poeta altrimenti avrebbero dato delle motivazioni e si sarebbero comportanti diversamente. Non ci sono motivazioni e tanto meno giustificazioni. La mia chiave di lettura non è complicata. È facile facile. Ovvero semplicemente per il fatto che Califano non è un personaggio nelle gabbie e tra le maglie ideologiche della sinistra marxista leninista. Il resto è noia”.
Domanda: Comunque il provvedimento è passato e il Pd lo ha accolto. Questo è un segno positivo.
Risposta: “Certo. I Grillini si sono astenuti e non conosco le motivazioni e non mi interessa, vado ai fatti. Perché mai non si sarebbe dovuta intitolare una via a Califano? È uno dei poeti cantautori prestigiosi del contesto europeo. Al di là della laurea honoris causa, ed è scarso il panorama musicale italiano, che gli è stata conferita per i suoi meriti, in America, ha espresso, in frammenti, una filosofia della vita. Non ha soltanto cantato e recitato. Ha rappresentato e rappresenta un modello culturale trattando temi universali e non circostanziati alla “provincia” o al manicheismo ideologico. Anche parlando dei quartieri ha legato il concetto di vita al territorio. Ma questi sono altri discorsi. Il poeta popolare, del linguaggio popolare, dei quartieri romani, del dialetto non piace alla “Aristocrazia” dei vendoliani? Ignorano la poesia. Punto. Bene ha fatto il Pd. Soprattutto nella logica della dialettica. Oggi sarebbe molto piaciuto a Pasolini, ma la sinistra marxista ha licenziato Pasolini molti anni fa quando chiamò i sessantottini fili di papà, proprio per le non reticenze espresse e per la buona ironia”
Domanda: Lei che conosce bene Califano, e ha scritto il primo libro dopo la scomparsa del cantante poeta, pensa che bisognerebbe riproporlo attraverso una precisa chiave di lettura?
Risposta: “Non si tratta di proporlo o riproporlo. Bisogna semplicemente ascoltarlo e leggerlo distanti dagli “eskimi” ancora imperanti. Califano è un poeta che ha cantato i suoi versi ed ha tracciato un percorso nella cultura musicale italiana ed europea. Bisogna leggere e ascoltare i suoi contemporanei per comprendere quanto fosse precursore di ciò che è avvenuto nelle generazioni successive. Califano ha creato uno stile della parola e nella parola ha legato una esistenza. Non mi meraviglio di questa faccenda. Bisogna dare poco spazio al vuoto di conoscenza culturale di questi nostri terribili anni”.
a cura di Miriam Katiaka
Per scriverci e segnalarci un evento contattaci!
PERCHE’ CALIFANO NO ?
SEMPLICE
I SEL HANNO GIA’ IL LORO POETA :………………VENDOLA !!!!