C’era un tempo e un luogo, più di ogni altro, in cui i cittadini amavano recarsi con frequenza per far comprendere le proprie ragioni. Quel luogo era il Palazzo municipale. Quelle antiche e gloriose scale, che portano ancora nella “stanza dei bottoni”, erano un salire e scendere di gente per incontrare la Speranza. Era anche il luogo ecumenico per andare a confessarsi.
Oggi quel Palazzo è stato soppiantato dalla piazza virtuale, divenuta un coacervo di cervelli in cerca di esibizionismo fine a se stesso. Ma… al di fuori di quel Palazzo e oltre quella piazza virtuale, c’è una maggioranza silenziosa di cittadini che ha rinunciato da tempo a incontrare la Speranza. Ha rinunciato da tempo a quella fiduciosa attesa per ottenere un “bene desiderato”, che quanto più è desiderato tanto più è colorato di timore o paura per la sua mancata realizzazione. C’è una composta e dignitosa maggioranza che preferisce stare lontano dal Palazzo e dalle piazze. Preferisce il silenzio anziché urlare in faccia al mondo la propria povertà.
Nel fluire dei miei anni (che non sono pochi) ho udito tanto di quel chiasso lungo i corridoi di quel Palazzo che avverto ancora oggi il fragore metallico delle sciabole, i tuoni e le urla dei tanti sindaci che ho conosciuto, e i fulmini e le saette dei miei concittadini, in particolare dei povericristi in cerca di lavoro. Il silenzio di tanti giovani sta cambiando, sia pure lentamente, il loro modo di comunicare. Non sono pochi quei giovani che preferiscono il silenzio alle urla. Il loro silenzio è diventato il loro compagno di viaggio, il loro amico fidato. Perché il silenzio non tradisce mai. Sono tanti i papà di quei giovani, oramai divenuti anziani (molti dei quali non sanno cosa sia la piazza virtuale), che hanno perduto la Speranza per i propri figli. Quei papà e i loro figli preferiscono tacere perfino quando vengono tirati in ballo senza alcuna ragione. Preferiscono tacere sui numerosi argomenti che possono, più o meno, interessare la nostra comunità. Il loro tacere è divenuto un piacere ma anche un bisogno. Hanno piacere e bisogno di stare in silenzio in un luogo che non sia il Palazzo e neppure la piazza virtuale.
Tempo fa scrissi: «C’è chi ritiene il silenzio la rappresentazione dell’avvilimento o della viltà. Nulla di più errato. Il silenzio allontana le false rappresentazioni e ti allontana dalle facili disinformazioni. Il silenzio non conduce alla paura ma può far paura. Fa paura a chi non ti ama o non sa amare. Il silenzio è ascoltare senza pregiudizi, senza azioni o reazioni sconsiderate, senza luoghi comuni o slogan prefabbricati. Il silenzio non è immobilismo ma alta tensione. E’ energia in corso di produzione. E’ energia vulcanica in fase di pre-eruzione. Il silenzio aiuta a scoprire “nuovi Orizzonti”, “nuove Terre”, “nuove Identità”. Aiuta a costruire “nuove sintesi”. Il silenzio è preludio».
Tonino Filomena