Sospensione del pagamento dell’Imu agricola e revisione delle tabelle Istat, adeguando i criteri d’esenzione. E’ questa la base dell’intesa raggiunta tra le organizzazioni di categoria della provincia di Taranto Confagricoltura (presidente Luca Lazzàro e direttore Carmine Palma), Cia (direttore Vito Rubino), Copagri (vicepresidente Franco Caretta) e Coldiretti (presidente Alfonso Cavallo e direttore Aldo De Sario) e i sindaci del territorio, che questo pomeriggio si sono riuniti nella sede della Camera di Commercio di Taranto. Un’intesa che allarga il consenso attorno all’accordo già concluso in sede regionale tra Anci Puglia, organizzazioni di categoria e presidenza del Consiglio regionale.
Un fronte comune che, dunque, si va consolidando per offrire una risposta credibile alle preoccupazioni di tante aziende agricole fiaccate dallo stato di crisi dell’agricoltura tarantina e dagli ulteriori aggravi causati dal Decreto legge 4/2015, ma anche dalla situazione di profonda difficoltà in cui versa il settore zootecnico anche a causa del crollo dei prezzi di latte e carne.
La sospensione del pagamento dell’Imu, peraltro, permetterebbe di valutare meglio la situazione in attesa della sentenza del Tar Lazio – prevista per il prossimo 17 giugno 2015 – che deciderà il destino del ricorso presentato dalle Anci regionali avverso il decreto che ha istituito l’imposta sui terreni agricoli.
«Un ulteriore inasprimento fiscale – si legge nel documento siglato a Taranto – sarebbe inaccettabile. L’imposta arreca un ulteriore ingiusto aggravio agli imprenditori e operatori agricoli, che danneggerà pesantemente il settore agricolo pugliese; l’esenzione totale dell’IMU terreni agricoli montani non risolve il problema, poiché trasferisce il peso del gettito fiscale sugli altri comuni, molti dei quali insistono in aree svantaggiate e fortemente esposte a fenomeni di dissesto idrogeologico e spopolamento».
Per comprendere l’impatto dell’Imu agricola sulle aziende del territorio ionico, va ricordato che in provincia di Taranto sono solo cinque i comuni parzialmente esenti, mentre nei restanti 24 non è prevista alcuna esenzione. Le organizzazioni agricole hanno quindi illustrato le criticità relative ad aliquote e sanzioni agli amministratori comunali (erano presenti con propri rappresentanti i Comuni di Avetrana, Castellaneta, Crispiano, Carosino, Fragagnano, Palagianello, Ginosa, Laterza, Massafra, Grottaglie, Lizzano, Martina Franca, San Giorgio Ionico).
Per Luca Lazzàro (Confagricoltura) «il Governo non può pesare ulteriormente e ingiustamente sui redditi delle aziende agricole già in fortissima difficoltà, peraltro tassando un bene strumentale», in uno scenario di crisi in cui «l’unica buona notizia è che la Regione ha finalmente sbloccato 972mila euro per le calamità del 2004». L’intervento del sindaco di Ginosa, Vito De Palma, è stato molto netto: «Qui si sta condannando a morte un’intera categoria. Le risorse dell’Imu il Governo le ha già prese dalle nostre casse: possiamo anche portare al minimo le aliquote, perché eliminarla non è di nostra competenza, ma il meccanismo perverso varato del Governo ci lega le mani. Per questo è necessario che ci uniamo per mettere a punto iniziative di protesta molto forti». Vito Rubino (Cia) ha voluto precisare che «chi sta sul territorio e lo salvaguarda andrebbe premiato, mentre oggi viene pesantemente danneggiato», mentre per Franco Caretta (Copagri) il dibattito «va ormai orientato sul 2015 e in modo serio e concreto».
Franco Donatelli, a nome dell’Anci Puglia ha quindi ricordato che «il provvedimento del Governo impatta su bilanci comunali già approvati, per cui bisogna insistere sull’immediata sospensione al fine di chiarire come sostituire i fondi sottratti alle casse comunali». Un appello all’unità tra agricoltori e amministratori è stato lanciato dal sindaco di Fragagnano, Lino Andrisano, mentre Alfonso Cavallo (Coldiretti) ha precisato, in chiusura, che «bisogna chiarire bene, anche in funzione dell’anno prossimo, ciò che il decreto prevede per le categorie per le quali l’agricoltura è la fonte primaria di sostentamento in modo da non penalizzare in modo ingiusto queste aziende».
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