Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo alcuni frammenti del nuovo libro (in corso di lavorazione) di Tonino Filomena dal titolo “Il soldato contadino” .
<<Il paese in cui viveva mio padre negli anni Trenta, contava poco più di 3.000 abitanti. L’analfabetismo era molto elevato (sapevano leggere non più di 500-600 persone). Lungo le strade polverose del paese circolavano unicamente veicoli a tradizione animale (a uno o a due cavalli). I sui genitori, “giornalieri di campagna”, come tutti i contadini di questo paesello, lavoravano dall’alba al tramonto. Cercavano sollievo solo a metà della giornata, all’ombra di un fico o dentro un trullo, dove placavano la loro arsura con l’acqua “tirata su” dal pozzo e spegnevano la loro fame con pane e pomodori…
Mio padre, non ancora maggiorenne, decise in piena guerra mondiale di lasciare la vita di contadino in cambio di quella di soldato…
Ci sono voluti anni perché io capissi, senza il suo aiuto, che il mestiere più diffuso e meno amato è stato sempre quello dei contadini. Era ed è un lavoro duro, lungo e faticoso. Quello di mio nonno prima e quello di mio padre poi era un miserevole mestiere per quattro miserevoli lire. Si nasceva contadini e si moriva contadini. Come i briganti della Lucania. Egual destino: mio padre e suo padre sono morti contadini. (…) >>
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