In relazione al dibattito sulla Soprintendenza e Museo a Taranto e alle diverse chiavi di lettura ci siamo rivolti ad una esperta di aspetti giuridici sui beni culturali e di diritto alla cultura come valorizzazione. A Micol Bruni, già cultrice di Storia del Diritto Italiano dell’Università e autrice di diversi saggi sulla questione giuridica dell’autonomia dei Museo e di scritti sui beni culturali come modelli nella storia del Diritto.
Micol Bruni è una giovane studiosa e ricercatrice che sul problema di questi giorni è intervenuta più volte con capacità e competenze culturali e giuridiche.
Domanda. La polemica su Soprintendenza e città, a Taranto, parte da una mancanza di reale conoscenza in merito ad aspetti giuridici e istituzionali? Potremmo metterla in questi termini?
Risposta. “Credo che la questione debba leggersi in termini giuridici complessivi articolando le diverse letture della Riforma Franceschini che trova innovativa, importante e finalmente forte all’interno del rapporto tra cultura e valorizzazione. Taranto ha avuto la sua piena autonomia gestionale del Museo. Bisogna capire l’importanza del ruolo del Museo. Il Museo autonomo rivoluzione il modo di fare cultura in una città e un territorio. Il fatto relativo alla Soprintendenza è un dato irrilevante che in sostanza non cambia nulla se si pensa che occorre necessario puntare alla valorizzazione. Invece di restare a Taranto il riferimento della Tutela passa a Lecce. Non vedo lo scandalo. È puro provincialismo che si cerca di far passare come una assenza storica”.
Domanda. Lei che è una esperta di tutela dei beni culturali e valorizzazione dei Musei come considera l’autonomia?
Risposta. “Mi sembra un fatto importantissimo. Il Ministro Franceschini che di cultura può parlare con le sue capacità da intellettuale ha puntato alla valorizzazione come modello per far fruire quelle strutture come modelli comparati di progettualità. Il Museo di Taranto ha grandi capacità per diventare punto di riferimento non solo nel territorio del tarantino ma nell’intero contesto della Magna Grecia”.
Domanda. Quindi non solo di archeologia si dovrebbe parlare?
Risposta. “Certo. Un Museo oggi, qualsiasi sia la sua specificità, si apre a ventaglio sulle culture sommerse che abitano la storia di un territorio. Poi io sono convinta che dovrebbe sviluppare eventi”.
Domanda. Eventi?
Risposta. “Certo bisogna puntare a degli eventi che possano creare una veicolazione della cultura e un legame aperto. Certo, il Museo ha la sua rappresentativa omogenea del materiale che contiene, ma deve poter sviluppare una vera politica culturale. Il Museo non è un contenitore di materiali. È il linguaggio della storia e delle arti. Su questo bisogna puntare”.
Domanda. Quindi Lei è convinta che l’autonomia può dare sviluppo ad una città?
Risposta. Sono sicurissima di questo. La Riforma punta ad una ampia visibilità del bene culturale che significa conoscenza, prospettiva, razionalizzazione di una cultura fortemente competitiva. La Magna Grecia è il fulcro centrale dal quale si debba partire”.
Domanda. Quindi la questione giuridica dello sdoppiamento si avvantaggio della autonomia del Museo?
Risposta. Ma non bisogna fare polemiche. Puntare al Museo significa puntare al futura della cultura legandolo agli investimenti. Un fatto altamente positivo la Riforma”.
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