Il centro-destra dovrebbe votare Pierfranco Bruni
Professor Guadagnolo, lei ha ricoperto diverse cariche importanti tra cui quella di Assessore alla Sanità, Ambiente ed Ecologia presso il Comune di Taranto. Tra il 1985 e il 1990 è stato Sindaco della città di Taranto e dal 2000 al 2005 ha ricoperto la carica di Difensore Civico del Comune di Taranto. Come ha vissuto in particolare la sua esperienza di Sindaco in una grande città come Taranto?
È stata un’esperienza esaltante, molto importante. Fare il sindaco della propria città è la cosa più bella e straordinaria che possa capitare a un cittadino. Essere il “primo cittadino” significa rappresentare le ansie, le aspettative, le gioie, i dolori, le incertezze, le contraddizioni della propria città. I cittadini, piuttosto che in altri rappresentanti politici, tendono a riconoscersi, nel bene e nel male, nel sindaco non in altre figure istituzionali come prefetti, questori, parlamentari ecc. Quando si deve protestare perché qualcosa non va si va dal Sindaco così come quando è il momento di gioire magari per un grande evento o perché la squadra della città passa dalla serie C alla serie B, non si va dal deputato o dal senatore, dal prefetto o dal questore si va dal sindaco. Il Sindaco rappresenta l’anima della civitas.
Qual è il suo ruolo politico oggi?
Attualmente sono coordinatore a Taranto di un circolo di Italia Viva, il movimento che fa capo a Matteo Renzi, che ha a latere una struttura tecnica di grande rilievo il cui responsabile tecnico è l’architetto Terenzio Lo Martire. Di questa struttura tecnica fanno parte energie intellettuali e professionali di altissimo pregio con l’obiettivo di proporre al governo progetti e iniziative di carattere economico, programmatorio, imprenditoriale. Una struttura tecnica di prestigio il cui capofila è il prof. Antonio Gambino, docente universitario di programmazione economica.
Come sa, Pierfranco Bruni è tra i candidati alla Presidenza della Regione Puglia. Lei ha avuto modo di conoscerlo bene. Come vede la candidatura di Pierfranco Bruni?
Sono molto amico di Pierfranco Bruni, lo conosco da tanti anni e nutro nei suoi confronti una stima incondizionata. Pierfranco Bruni è senza dubbio una delle eccellenze della nostra città. Intellettuale di primo livello, scrittore e poeta raffinatissimo. Io vengo da una cultura e da una scuola di pensiero diversa dalla sua perché sono un socialista liberale e riformista. La mia scuola è quella di Turati, Treves, Modigliani e passando per Calamandrei e Capitini, quella di Lombardi, Nenni e Craxi. Questo è il mio percorso di pensiero, di formazione culturale e di cultura politica. Sono stato un militante nel Partito Socialista Italiano ed ho ricoperto la carica di Segretario provinciale della Federazione del PSI di Taranto e membro del Comitato Centrale del PS negli anni in cui Bettino Craxi è stato Segretario del Partito Socialista. Parlo degli anni ‘80-’90 del secolo testè trascorso. Ovviamente non posso votare Pierfranco perché sarebbe in contraddizione con la mia storia personale e con il ruolo che ricopro in questo momento in quanto esponente tarantino di Italia Viva. Il fatto però di essere di un partito diverso rispetto a quello nelle cui liste Bruni è candidato Presidente nelle prossime elezioni regionali non mi impedisce di cogliere nella candidatura di Pierfranco degli aspetti che fanno di essa una candidatura importante e assolutamente meritevole di rispetto. La candidatura di Pierfranco Bruni è infatti l’unica vera novità nel centro destra.
Se lei fosse di destra voterebbe Pierfranco Bruni?
Certamente. Non ho infatti alcuna difficoltà nell’affermare che se fossi di destra voterei senza esitazione Pierfranco Bruni. Degli avversari politici si può avere stima e rispetto in una visione della politica che vede la diversità di opinioni e di posizioni una risorsa non un muro per impedire il dialogo. Io sono un volterriano per formazione e cultura. Anzi io ritengo che una destra saggia, lungimirante, moderna, propositiva e innovativa dovrebbe unirsi e votare la candidatura di Bruni. E sa perché? Perché Pierfranco Bruni è una persona seria, perbene, onesta, moralmente ineccepibile, competente e preparata sul piano amministrativo e poi perché ha l’importante valore aggiunto di essere un uomo di cultura, un intellettuale e uno scrittore di grande valore. Con Pierfranco forse per la prima volta entra in campo, tra i candidati, la cultura con la C maiuscola.
Perché è importante che la cultura si riappropri di spazi importanti nella politica?
Perché la cultura è ricchezza e non solo ricchezza intesa come arricchimento spirituale ma come economia, come volano per l’economia in altri settori della vita pubblica. L’attuale governatore del Veneto il leghista Zaia qualche tempo fa ebbe a dichiarare con una battuta infelice che “con la cultura non si mangia”. Niente di più sbagliato. La cultura è il volano dell’economia di un Paese, soprattutto in una regione come la Puglia che vive di cultura, di turismo, di beni culturali. La cultura, soprattutto per una terra come la Puglia ricca di beni culturali e titolare di una grande storia, potrebbe realmente rappresentare il volano di una rinascita e di un nuovo sviluppo. Pierfranco Bruni, che è un esperto del settore per essersi occupato di beni culturali in qualità di direttore MIBACT per oltre quarant’anni, a differenza di Zaia di questo è perfettamente consapevole e ne è perfettamente convinto tanto da fare della cultura uno dei punti cardine del suo programma elettorale. Bruni ha capito che, facendo leva sulla cultura, è possibile costruire il futuro di una regione come la Puglia, diversificando lo sviluppo e innovando. Il vero petrolio della Puglia non è l’acciaio di Taranto o la chimica di Brindisi ma la cultura, i beni culturali e ambientali, il suo mare, le sue coste, le sue pinete, il suo clima, la sua gastronomia e la sua gente generosa e solare. Di queste cose la Puglia è ricchissima. Basta saper cogliere questi aspetti, crederci e utilizzarli con intuizioni e idee nuove.
Ha letto il programma di Bruni come candidato Presidente?
Si l’ho letto e devo confessare che con molto piacere ho osservato che è la prima volta che vedo nei programmi di un politico la volontà di assegnare alla cultura un ruolo di primo piano. Vede la cultura non ha colori politici. A costo di ripetermi, tengo a sottolineare nuovamente che se fossi di destra non avrei dubbi nel votare Pierfranco Bruni Presidente della Regione Puglia proprio perché è un uomo di cultura.
A suo parere, quali sono quei valori incarnati da Pierfranco Bruni nelle sue opere condivisibili anche da chi ha orientamenti politici diversi?
Il valore più importante che emerge nelle opere di Bruni, sia nella sua produzione letteraria sia in quella poetica e storica, è il valore della “mediterraneità”. Pierfranco Bruni è un uomo del Mediterraneo. Un uomo che ha studiato in maniera approfondita le culture che si sono affacciate sul Mediterraneo, dalla cultura greca a quella romana a quella bizantina. Bruni è uno attento studioso di queste culture perché è esso stesso appartenente alla mediterraneità. Pierfranco Bruni è un uomo del Sud, che scrive per il Sud, che incarna i valori del Sud. Lui è calabrese come me trapiantato in Puglia, a Taranto. Nelle sue opere c’è la solarità delle atmosfere del Mediterraneo, c’è il sole del Mediterraneo, ci sono il mare, l’azzurro, i colori, i tramonti, la forza, la pazienza, l’orgoglio, i sapori del Mediterraneo. I colori della sua poesia sono i colori del Mediterraneo. E poi c’è la memoria, ci sono le radici, ci sono i valori della terra, i valori della civiltà contadina, c’è Corrado Alvaro e Carlo Levi e Leonida Repaci.
Oltre che essere un politico, lei è anche uomo di cultura e si è dedicato all’insegnamento per molti anni. Inoltre è uno storico che ha all’attivo numerose pubblicazioni di storia oltre che di narrativa e letteratura. Come sa, Pierfranco Bruni si prefigge l’obiettivo di avviare un nuovo rinascimento economico della Puglia partendo proprio dalla cultura. Lei come interpreta questo obiettivo?
Pierfranco Bruni, pur essendo un uomo di cultura prestato alla politica, non è uno sprovveduto alle prime armi. È un intellettuale che ha già fatto un’importante esperienza come amministratore pubblico avendo ricoperto negli anni ’80 l’incarico di Assessore alla Cultura in una giunta della Provincia di Taranto guidata da Cantore. In quell’occasione ha dato prova di sé dimostrando una notevole e consolidata competenza amministrativa, di essere preparato, attrezzato amministrativamente, lungimirante e capace di iniziative importanti. Come Assessore provinciale alla cultura fu l’ideatore e il realizzatore di importantissimi progetti culturali che fecero parlare di Taranto in tutta Italia. Mi riferisco alle prestigiose mostre a Taranto dedicate a De Chirico, Leonardo da Vinci, Guttuso. Bruni si è messo in gioco ed ha dimostrato in quell’occasione che si può essere intellettuali, uomini di cultura che passano la vita sui libri ma anche amministratori pubblici capaci di grandi iniziative di crescita per la comunità. Ricordo che Bruni ricoprì quell’incarico in maniera egregia, tanto che a distanza di molti anni i tarantini ancora lo ricordano. Dopo la stagione di Pierfranco Bruni devo dire con onestà che non ci sono state più grandi iniziative culturali da parte dell’Amministrazione provinciale di Taranto che abbiano lasciato traccia di sé e così significative come quelle. Ricordo che quelle iniziative ebbero un’eco a livello nazionale. Per questo dico che Pierfranco Bruni, pur non essendo un “totus politicus”, pur essendo un intellettuale prestato alla politica, ricoprirebbe egregiamente e con competenza il ruolo di Presidente della Regione Puglia.
Che prospettiva delinea per la Puglia dopo le lezioni?
Nei due candidati in lizza maggiormente accreditati Emiliano e Fitto non nutro nessuna fiducia. Io ho visto alla prova sia Fitto che Emiliano. Ambedue un totale fallimento. La destra con Fitto ha avuto a suo tempo l’opportunità di guidare la Puglia ma Fitto condusse la nostra regione al disastro preparando l’avvento di Vendola che fu un disastro peggiore. Oggi il PD si affida per la seconda volta ad Emiliano. E sbaglia ancora una volta perché Emiliano è peggio di Fitto. Emiliano ha dimostrato di avere una concezione disinvolta e cinica, per non dire inquietante, della gestione del potere, rozza, arrogante, priva di anima culturale e politica che passa in maniera disinvolta da destra a sinistra. Ha tentato senza riuscirci di coinvolgere nella gestione del potere prima i grillini che lo hanno snobbato, poi ha riciclato ferri vecchi della politica della destra berlusconiana come Di Cagno Abbrescia ex sindaco di centro destra di Bari spingendosi, in occasione delle primarie dentro il PD per la segreteria in opposizione a Renzi, perfino a stringere accordi con il sindaco di Nardò Pippi Mellone di Casa Pound. L’episodio come è noto suscitò uno scandalo politico e ne parlarono tutti i giornali. Quell’episodio avrebbe dovuto imporre a un partito serio della sinistra di cacciare a pedate uno che si accorda con l’estrema destra per far andare a votare dei fascisti nella sezione di un partito di sinistra. Da un punto di vista politico Emiliano è un politico cinico e spregiudicato, un populista arrogante che potrebbe indifferentemente stare a sinistra come a destra. In questa situazione non è facile orientarsi.
Che previsioni fa sull’esito delle elezioni?
Fare una previsione è piuttosto difficile. Nella sinistra si sconta una profonda spaccatura e divisioni irrisarcibili tra il PD e i riformisti di Italia Viva che corrono con un loro rappresentante per l’incarico di Presidente della Giunta regionale, Ivan Scalfarotto, e i grillini che Emiliano non è riuscito a portare sulle sue sponde che voteranno la loro candidata Laricchia. Per questa ragione sul versante della sinistra Emiliano appare molto indebolito. Sulla carta ha una maggioranza che però non è riuscito a coagulare sulla sua persona perché la sua candidatura è divisiva e non di sintesi ed è indigesta a molti. Essa è apparsa come un’imposizione da parte del PD ai suoi alleati. Per questa ragione il sostegno ad Emiliano si riduce sostanzialmente al solo PD che non basta per vincere. E questo è un elemento di debolezza perché in qualsiasi elezione di qualsiasi tipo vince chi riesce a fare sintesi non chi divide. D’altro canto in Puglia c’è molta gente come me che, pur essendo di sinistra, non voterà mai Emiliano considerandolo un rimedio per battere un male, la destra, peggiore della destra stessa.
E nella destra come vede la situazione
Fitto ha obbiettivamente molte chances essendo riuscito a mettere insieme sulla sua candidatura i tre partiti del centro destra maggioritario. Ma se vincesse Fitto non ne sarei felice. Sarei, invece, pur essendo dall’altra parte della barricata, felicissimo se a destra avesse la meglio Pierfranco Bruni perché la sua vittoria rappresenterebbe per la Puglia una svolta, una rivincita della cultura e dell’intelligenza, una ipotesi nuova di sviluppo, un voltare pagina rispetto al passato.