Alle prime luci dell’alba i militari della Compagnia Carabinieri di Manduria, con il supporto dello Squadrone Eliportato Carabinieri “Cacciatori” Puglia e di un velivolo del Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bari, hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Taranto, su richiesta della locale Procura della Repubblica, a carico di quattro indagati (tre in carcere, uno agli arresti domiciliari), presunti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di introduzione di animali nel fondo altrui e pascolo abusivo, estorsione, incendio, danneggiamento e occupazione di edificio, oltre che – a vario titolo – dei reati di detenzione e porto illegale di armi, furto e minaccia.
Le prolungate e articolate indagini hanno preso il via da un’attenta analisi che la Stazione Carabinieri di Pulsano, unitamente alla Sezione Operativa della Compagnia di Manduria, ha condotto sui fenomeni criminali del territorio di competenza, avendo registrato un aumento esponenziale dei delitti consumati in danno di aziende agricole e privati agricoltori. Uno studio analitico degli eventi, messi a sistema, che ha permesso di individuare una zona ricompresa tra i comuni di Pulsano (TA), Leporano (TA), Lizzano (TA) e Taranto, per un’estensione di diverse centinaia di ettari, flagellate dal pascolo incontrollato di greggi.
Le risultanze dell’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Taranto, hanno consentito di delineare un complessivo e grave quadro indiziario a carico di un nucleo familiare (padre – già condannato per associazione mafiosa – due figli e un nipote) che, dopo aver occupato abusivamente un’antica masseria e le relative aree di pascolo, da destinarsi a ricovero degli animali e a sito per la macellazione clandestina, avrebbero, con condotte perpetrate nell’arco di oltre dieci anni e accertate fino allo scorso mese di giugno, acquisito il controllo dei terreni per il pascolo delle greggi, esercitando un’asfissiante forza intimidatrice nei confronti di numerosi imprenditori agricoli, costretti a subire le invasioni dei capi di bestiame (oltre mille) di proprietà dell’azienda agricola riconducibile agli indagati, con conseguenti ingenti danni a colture e piantagioni, nonché grave compromissione dello stato agronomico dei terreni.
I numerosi atti ritorsivi (incendi e danneggiamenti) e intimidatori commessi, anche con l’uso delle armi, ai danni di quegli imprenditori che avevano protestato o che si erano rivolti all’Arma locale, avevano ingenerato nelle vittime un particolare timore nel denunciare i soprusi subiti, preferendo ricercare un compromesso con gli indagati pur di salvare le proprie aziende, già colpite da danni ingenti. Ma talune situazioni divenute ormai insostenibili hanno convinto alcuni imprenditori, anche grazie all’opera di rassicurazione e di sostegno esercitata dai Carabinieri, a rompere il muro del silenzio e a fornire una collaborazione che ha permesso di completare il quadro fino ad allora emerso dalle indagini e condiviso dall’Autorità Giudiziaria che, ferma restando la presunzione d’innocenza degli indagati fino a sentenza definitiva, ha emanato il provvedimento eseguito questa mattina.
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