sabato 02 Novembre, 2024 - 14:30:19

L’asparago nelle credenze e negli usi popolari

 

N.B.: gli utilizzi della pianta descritti in questo articolo hanno unicamente valenza documentaria antropologico-folkloristica

L’ asparago, sia nella sua varietà selvatica, Asparagus acutifolius, che in quella coltivata, Asparagus officinalis, godeva fama di afrodisiaco, e al tempo stesso di anticoncezionale: a tali fini erano utilizzati il decotto della pianta oppure i semi misti a semi di Aneto, ma secondo alcune fonti anche un sacchetto di turioni nascosti tra le vesti.

Aveva grande fama di afrodisiaco anche tra gli antichi greci, e tra i romani che però pare ne avessero opinioni contrastanti: tuttavia lo stesso Plinio lo raccomanda come alimento utile ad accrescere l’ eros. Viene prescritto e utilizzato come afrodisiaco anche nel periodo medievale e rinascimentale: il medico cinquecentesco Castore Durante scrive nel suo Herbario novo che gli asparagi, “mangiati caldi con un poco di sale e butiro, provocano al coito”.

Oltre che come afrodisiaco, Plinio lo consigliava come cibo salutare per lo stomaco; consigliava inoltre la radice, tritata e bevuta in vino bianco, per espellere i calcoli, calmare le lombaggini e il mal di reni. Sempre secondo Plinio, l’asparago funzionava come deterrente per le api: a tal fine, bisognava aspergersi di asparago tritato e imbevuto d’olio: le api non si sarebbero avvicinate a pungere!

Catone suggeriva un metodo di coltivazione efficace: prescriveva di piantarlo in terreni umidi insieme alle canne (Arundo donax), sostenendo che le due coltivazioni “vanno d’accordo”.

Questa pianta ha riconosciute proprietà antireumatiche e diuretiche, e contiene molte sostanze energetiche (vitamine A, B, B2, amminoacidi, oligoelementi).

Nei vari dialetti salentini e pugliesi ha numerosi nomi, quasi tutti simili tra loro: spàricu, spàlicu, splalicèddu, spàluciu, spàracu, spàriciu, spàlaciu ma anche nomi originalissimi come “capiddi ti Cristu”, “spàricu sciurlatu” (riferiti all’asparago ramificato).

Gli asparagi sott’olio di Brindisi sono inseriti nell’ Atlante dei prodotti tipici agroalimentari di Puglia.

A Francavilla Fontana, con i rami si intrecciavano le corone di spine utilizzate dai confratelli nelle processioni della Settimana Santa.

Tra 1700 e 1800, speziali e medici prescrivevano lo “sciroppo delle cinque radici”, utilizzato come diuretico, come farmaco drenante dei liquidi in eccesso, e come rimedio ad una serie di problemi legati all’apparato urinario. Una delle varianti di questo sciroppo, in cui è sempre presente l’ asparago, è così preparata: si utilizzavano 15 gr. di radici di sedano, 15 di radici di asparago, 15 di radici di finocchio, 15 di radici di pungitopo, 15 di radici di prezzemolo; si lasciava il tutto in infusione per 20 minuti in acqua bollente, e successivamente si filtrava spremendo il residuo. Si aggiungeva poi zucchero in quantità corrispondente al doppio del peso dell’infuso ottenuto. Si assumevano 4 o 5 cucchiai da minestra al giorno di questo preparato.

 

L’ asparago è presente anche nei ricettari magici: tra le antiche ricette recuperate a fini etno-antropologici dal tossicologo Malizia (una selezione da formulari, manoscritti e testi che vanno dal 1400 agli inizi del 1800), si ritrova insieme ad altri ingredienti nella composizione di un impiastro indicato come “rimedio per recuperare la virilità” e in quella di un “composto per riparare la verginità perduta”.

Secondo una singolarissima credenza magico-popolare, se si sotterravano delle corna di montone forate, da lì nasceva un asparago.

L’asparago è associato alla sessualità anche in virtù della forma dei turioni, che rammentano il pene in erezione: e così, secondo la teoria della segnatura, il consumo dei germogli di questa pianta influisce beneficamente sull’organo umano a cui i germogli assomigliano.

Gainfranco Mele

BIBLIOGRAFIA

Domenico Nardone, Nunzia Maria Ditonno, Santina Lamusta Fave e favelle, le piante della Puglia peninsulare nelle voci dialettali in uso e di tradizione, Centro di Studi Salentini, Lecce, 2012

Enrico Malizia, Ricettario delle streghe, Edizioni Mediterranee, 2003

Cosimo Perrone, Le forze della natura. Le piante nel territorio gallipolino tra storia, mitologia e folklore, Regione Puglia – CRSEC Gallipoli

Alfredo Cattabiani, Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante, Mondadori, 1996, rist. 2017

 

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Gianfranco Mele
Sociologo, studioso di tradizioni popolari, etnografia e storia locale, si è occupato anche di tematiche sociali, ambiente, biodiversità. Ha pubblicato ricerche, articoli e saggi su riviste a carattere scientifico e divulgativo, quotidiani, periodici, libri, testate online. Sono apparsi suoi contributi nella collana Salute e Società edita da Franco Angeli, sulla rivista Il Delfino e la Mezzaluna e sul portale della Fondazione Terra d'Otranto, sulla rivista Altrove edita da S:I.S.S.C., sulle riviste telematiche Psychomedia, Cultura Salentina, sul Bollettino per le Farmacodipendenze e l' Alcolismo edito da Ministero della Salute – U.N.I.C.R.I., sulla rivista Terre del Primitivo, su vari organi di stampa, blog e siti web. Ha collaborato ad attività, studi, convegni e ricerche con S.I.S.S.C. - Società Italiana per lo Studio sugli Stati di Coscienza, Gruppo S.I.M.S. (Studio e Intervento Malattie Sociali), e vari altri enti, società scientifiche, gruppi di studio ed associazioni.

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