Non ha più le scarpe rotte. Smettiamola con questa leggenda. La favola resta, ma il tempo è soltanto un corollario di nicchie in nostalgia di infanzie. Pagine piegate come segna libro.
Per anni ho raccontato C’era una volta! È una presa per i ricordi soltanto. Arriva con la sua meraviglia che si fa stupore. Non la Epifania. Perché ridurre tutto a teologia? Oppure a gastronomia in vigilie di Magi con doni d’Oriente.
A pensar bene è sempre l’Oriente che si impossessa del viaggio e l’Occidente è diventato un mandar all’ammasso l’intelligenza. Dimostrazione del contrario? Un irreparabile specchio convesso che fa vedere una donna nata vecchia con il naso peggio d’elefantismo di Dante alla ricerca di una Beatrice inesistente come dipinta in vita nova in incipit. La Befana non è mai stata vestita da romana e la tradizione vuole che venga di notte. Bugie.
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Come farò a raccontare le mie bugie verità alla mia Rebecca? È già tanto che le ho raccontate alla madre e a Virgilio.
Non credere bellezza mia di Rebecca a ciò che ti diranno. La calza, il camino, il carbone sempre, e poi tanti doni. Spezzo l’incanto? Ebbene sì. L’incantesimo è finito. Non abbiamo bisogno di una vecchia che giunga volando su una scopa e con sulla schiena il sacco dei regali. Antiche storie che mio padre e mia madre raccontavano e, a loro volta, avevano ascoltato dai nonni.
Rebecca, credi solo alla bellezza. Io da barbuto imbiancato e imbianchino di me stesso ho svoltato l’angolo senza passare per la piazza.
Ti scrivo non da Generale o da Comandante di Cuba, ma da uomo libero mai venditore di qualunquismo, mentre ho davanti a me il mare gaio e capriccioso. Il mistero del mare con le sue nodose onde in lentezza di pazienza.
A pensar bene, può essere sempre la stessa Befana? Sempre vecchia e mai defunta?
Tuo zio diceva, quando giocava ai giochi matti della Play station, “defunci”. E tua madre, la gelosona rimasta tale, aveva sempre paura di cadere tanto che la sue prime parole furono “mo cadu”.
È passato tanto tempo. Il tempo passa, ma si ritorna sempre a riveder le stelle.
Allora. Io sono straricco. Felice, giovane e bello e fascinoso pure, anche se dico, per scaramanzia, che sto diventando vecchio.
Sai perché? Rebecca, amore mio, ho te quest’anno. Tu mi intrecci le vite. Gnogno! Hai la bellezza della luce che ho cercato.
Ti posso illudere? Mai! Arriva la Befana. Ti canterò la solita canzoncina che si intona da epoche. Lo faccio forse per mestiere di scrittore fingitore. Ma non è la Befana che giunge con il solito tran tran.
Tranquilli mamma, nonni, zii, papà. Non voglio sfatare nulla. La tradizione ritorna. La favola è unica.
C’era una volta una vecchia canuta e gobbata sulle spalle e poi? Il sacco pieno di doni. La tavola lasciata apparecchiata altrimenti cominciano le litanie e il pianto degli animali del presepe.
Insomma…
Rebecca dolcezza mia, quando diventerai più grande capirai che tuo nonno non dice menzogne. Sfugge semplicemente alle storie riciclate e ai miti falsi che non hanno più simboli, ma retoriche. Non deluderò nessuno. Anche per te giungerà la mia Befana.
Ci arriverai con il tempo a comprendere che ogni storia va sempre al di là del bene e del male.
Ora è tempo di magie. Ti farò le mie magie. Sai, io sono stato sempre un mago. Ho fatto magie sempre, ma non a tutti. Alle persone che amo sì. Ed io non smetterò di raccogliere il tuo sorriso, le tue grida, il tuo gattonare, il tuo spaccare i miei libri. Fallo pure. Spacca i libri, strappali, spargili per casa e non vedo l’ora che cominci a scriverci sopra. Arrotola in una manina le pagine.
Su tutti tranne su sette che tengo conservati negli scaffali alti. Sai perché ti dico questo? Perché i libri vanno strapazzati, vissuti, strappati, mangiucchiati. Non messi in fila come quarantaquattro gatti, stipati, collezionati e guai a chi ci mette le mani sopra. Follie. I libri nascono non per essere tenuti in vista salottiera e farli ammuffire. No. Tu puoi e devi fare tutto sui libri e dei libri. Strappati e gioca. Gioca sempre senza diventare però il giocatore di Dostoevskij. Falli a pezzi nelle mille e una notte. Tanto i libri veri resisteranno sempre anche senza la copertina e le pagine.
Non toccare però la mia collezione di occhiali. Quella no perché smetterei di essere un collezionista di pazzie.
I libri, una volta letti non hanno più senso. Le biblioteche? Sai che sono stato sempre un futurista. Diventano parata. Fai in modo che non restino parata.
Che c’entra con la Befana? Tutto ha un senso. La tua bellezza e il tuo candore mi travolgono. Dunque. Mi adeguerò alla Befana, alla calza e va bene, ma sappi che la Befana non esiste. È una illusione.
Quando diventerai in età scolare capirai che la mattina del 6 gennaio e la sera del 5 saranno ore di mistero. Poi già nel pomeriggio comincia a essere diverso tutto. Sai perché? Perché l’indomani si va scuola e la festa è finita.
La scuola? Devi essere brava, studiare, educata, andare a letto presto la sera e fare i compiti e la mattina svegliarti all’alba per ripetere… Devi essere al di sopra di tutti. Devi farcela sempre. Il fatto è che se trovi docenti come li ha trovati tuo nonno o una scuola come l’ha trovata tuo zio “Gnegnegnè” dovrai lottare, difendere costantemente tua libertà e mai conformarti. I docenti? Non sempre sono all’altezza. La maggior parte sono ignoranti perché si fidano dei libri veramente bugiardi dei libri di testo imposti per ideologia o mercato. E i dirigenti? Se ne salvano tre. Non ne parliamo.
Capirai. Le vere intelligenze sono distrutte dalla scuola. Constatazione! Ma devi affrontare tutto e tutti con il tuo coraggio, la tua forza e la tua libertà di pensiero. Mai arrenderti. Devi essere ribelle. Le idee vere sono ribelli. Rivoluzionano. Soltanto chi non ha idee si conforma alla massa e diventa gregge.
No, amore mio. Non darmi mai questo dispiacere. Libera. Sappi che la scuola uccide il pensiero libero. In un’altra occasione ti parlerò di questo, tanto hai due maestri che hanno fatto del loro pensiero la certezza. Tua madre e “gnegnegnè”. Ora viviti questa prima Befana con la bellezza che hai, con la gioia dei tuoi occhi e con il nostro amore immenso unico e infinito. Per pensare ad altro c’è tempo anche se so che tua “gnogna” non la pensa come me. Teologica lei rivoluzionario e ribelle io. Amore mio devi essere Libera, ma mai non accogliere i suggerimenti della tua mamma e del tuo papà.
Amore di Rebecca. Goditi questa prima Befana con la favola del mistero e urlando sempre la vita. Io sarò sempre con te.
Pierfranco Bruni