Io non sto con il consociativismo dei marciatori perché mi è sembrata una “bella” marcia o passeggiata che nulla conclude e nulla dirà. Non mi hanno mai convinto le marce, neppure quella del 1922 su Roma, o le fiaccolate. Sono un immaginario di cui la debolezza ha bisogno e la leggerezza necessita per mascherare mediocrità storiche e politiche prima.
L’Europa è un insieme di Stati deboli. Gli Stati Uniti d’America sono la contraddizione di diverse culture che non fanno una Civiltà. Non si può concordare con il nulla quando una Religione, quella Islamica, una filosofia, quella Musulmana, una storia, quella Ottomana, fanno del Pensiero una Civiltà. Attenzione al concetto di civiltà e civilizzazione.
La considerazione di un non politico come Thomas Mann ci ha spinto a riflettere su ciò. Un filosofo come Spengler ci ha introdotto in uno spazio dell’Occidente che conosce l’alba e il tramonto. Vintila Horia ci ha attraversato con una Grecia sulle sponde del Mediterraneo. Maria Zambrano ci ha condotto nella stanza degli specchi tra Occidente ed Oriente. Nonostante ciò c’è una ignoranza filosofica che fa parlare di “fasci islamici”. E tutti nel coro delle stupidaggini.
Intorno a questo concetto ruota la cosiddetta “intellighenzia” relativista di formazione laico-ebraico-cattocomunista che imperversa senza sosta, soprattutto in questi giorni.
Molto anemico, anzi più anemico non si poteva, l’Appello di Papa Francesco il cui discorso è stato privo di una struttura non solo culturale, ma persino filosofico – teologica.
Insomma quando la mediocrità incontra la debolezza le Nazione decadono. Noi stiamo vivendo la caduta di un nuovo Occidente e non perché abbiamo difronte un Mondo forte, ma perché è un mondo terribilmente e tragicamente motivato da valori, che sono loro e a loro appartengono perché sono parte di un integralismo considerato elemento, purtroppo, di civilizzazione. Restano per loro dei valori non condivisi da noi. Chiaro!
Affermare che ci troviamo di fronte a dei terroristi è semplicistico, ma anche privo di una intelligenza geopolitica. Sono certamente atti di terrorismo, ma quali sono le motivazioni? C’è lo spazio di una Civiltà dietro il mondo Musulmano ed è giusto parlare di una vera guerra di religione.
Ma se siamo in guerra bisogna anche comprendere i significati di una guerra. Allertare l’Occidente dicendo che ci troviamo di fronte a dei folli, a dei pazzi, a dei terroristi è banale. Dopo secoli di scontri e di tentativi di dialogo tra l’Occidente e il mondo islamico continuare su questa strada significa essere vecchi, ma non maturi e non intellettualmente cresciuti.
Abbiamo bisogno di leggere di più i processi storici e di capirli.
L’Occidente addirittura, con superbia e arroganza, distingue ancora il genocidio armeno da quello degli ebrei. Perché sono stati perseguitati gli Armeni e da chi? Perché degli ebrei si mitizza tutto? Quando sarebbe necessario scavare nel loro profondo della storia a cominciare dal Processo a Gesù? Perché non si sottolinea la marcata cristianità degli Armeni e del drammatico genocidio e oppressione prima islamica e poi comunista?
L’Islam è una storia nella Civiltà tra Occidente ed Oriente. Ma per confrontarsi e combattere il rivoluzionario modello “terroristico” islamico le marcette nel nome dell’umorismo libertario e del contro i fasci islamici è soltanto ridicolo.
Occorre un Occidente forte che ritrovi la sua autorevolezza soprattutto nei valori e nella Tradizione, una Chiesa che abbia coraggio e sappia fare delle scelte rigorose in momenti difficili, una cultura che metta al bando la leggerezza delle idee, delle Nazioni che sappiano far valere i principi di identità, di appartenenza, di eredità.
Siamo alla caduta di un nuovo Occidente, ma assumiamoci responsabilità cercando di far valere la nostra storia nella nostra forza senza definire barbari chi ci abita in modo frontaliero.
Non si tratta di islamici che sbagliano. No. Si tratta di una Civiltà che ha dichiarato guerra ad un’altra Civiltà. Se abbiamo la forza ancora di essere Civiltà in un Occidente allo sbando non possiamo continuare a trattare il problema con concetti pensieri e parole che hanno la voragine del vuoto.
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