Vedo la controra, “regina del Sud”. Vedo i giovani maruggesi che, subito dopo la controra, stanno tutt’intorno alla fontana della villetta comunale intenti a lavarsi la 500 o la Vespa con la spugna e il secchio. «Mo’ ci voli ‘na bella gazzosa!». La fresca bevanda (soft drink) l’acquistano al vicino chioschetto della signora Sofia. Il chiosco-bar non è esteticamente bello. E’ uno buco di quattro metri quadrati. Ma va bene così. Di questi tempi…
Nel tardo pomeriggio invece «c’è chi trascorre lunghe ore tumulato nel cesso, seduto sulla tazza come su un trono di ozio a indagare nel vuoto, a coltivare prolisse stitichezze, a sfogliare riviste e occhieggiare figure, a masturbarsi, oppure a guardare allo specchio la propria immagine, a curare i dettagli più trascurabili del corpo, i capelli, la manicure, il pedicure, i punti neri e la peluria. A volte la beatitudine pomeridiana è legata ad un pelo da coltivare, ad un’unghia, ad una pustola di grasso da spremere [ad un àrlu da spuragnàri].»
(Brano e immagine tratto dal libro di Tonino Filomena “Gli occhi della memoria”)
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