Tarantina nasce ad Avetrana come Carmelo Cosma, 83 anni il prossimo marzo e mostra ancora con orgoglio la sua femminilità, una vita complessa fatta di dure battaglie per l’accettazione, rinnegata dalla famiglia viene presto cacciata di casa. La sua esperienza di vita è parte di un libro di Gabriella Romano ‘Tarantina e la sua dolce vita’, un’esistenza che passa anche per il carcere e per la prostituzione nella Roma della dolce vita dove ‘lavorava’ con i personaggi del jet set. Poi l’approdo a Napoli, ai Quartieri Spagnoli, da sempre simbolo di accoglienza di questa città con le sue mille diversità e sfaccettature.
Tarantina non percepisce come dispregiativo il termine ‘femminiello’ anzi lo trova effettivamente caratterizzante della sua persona, molto più di transessuale. La sua esperienza, oltre da grandi eccessi che lei stessa ha narrato, è stata costituita anche da molta generosità. Di soldi durante la vita romana infatti non ne sono mancati anzi, erano così tanti da riempirci i cassetti e così lei ha deciso di usarli, nel modo forse più proficuo, per aiutare gli altri. Quella gente della Sanità che ne aveva bisogno, senza alcuna distinzione, ospitandoli in casa sua, supportandoli nelle scelte di vita. Oggi questa donna bellissima è un’istituzione del ventre di Napoli che si attesta ancora una volta come rifugio, come una madre che accoglie indistintamente i propri figli e che ha saputo regalare una casa anche a Tarantina.
La sua incredibile storia è diventato un documentario realizzato da Fortunato Calvino in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II per narrare il suo arrivo in città, i suoi trascorsi rocamboleschi, le gioie, gli amici. Napoli è piena di storie come la sua, basti pensare che prima ancora dell’istituzione delle leggi per le unioni civili tra persone dello stesso sesso in città si celebravano i matrimoni transgender con la piena partecipazione di tutto il tessuto sociale. Una realtà cittadina dunque sicuramente controversa ma al tempo stesso emblematica che mostra la vera identità di Napoli.
Fonte: www.vocedinapoli.it
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