Avete mai provato a viaggiare nelle ore di punta su un treno locale, a volte spiritosamente definito regionale veloce, che collega una grande o media città con la provincia? Se non lo avete fatto, non provateci. È un viaggio in India, con la gente che trabocca dai finestrini; o un viaggio nel tempo, una specie di tradotta bellica, vagone piombato o trasporto bestie. La densità di viventi a metro cubo è spaventosa, se respirano o sudano è letale. Le freccia rossa va a trecento all’ora, la feccia nera va a trecento al vagone. I cellulari squittenti li trasformano in carrozze squillo. Quando fa freddo non funziona il calorifero,quando fa caldo non funziona l’aria fredda, mai il contrario.
Il problema è serio e riguarda milioni di italiani, ma diventa assurdo se pensate che sugli stessi binari volano leggere le frecce, suscitando invidia di classe. La società viene così divisa in tre caste: i nobili viaggiano comodi sulle costose frecce, gli ignobili friggono stipati nei locali, e i nobili sfigati, dopo aver goduto al top passano al pop per la destinazione finale e perdono tutto il tempo guadagnato con le frecce nelle coincidenze locali. Ma io domando: anziché inventarsi compagnie che fanno concorrenza alle frecce, infestando i binari con la guerra Italo-italiana, perché non appaltare le linee locali a privati che le trasformino in decenti metrò interurbani per i pendolari e in treni graziosi con percorsi attraenti per i turisti? Perché non distinguere fra tratta ferroviaria e tratta degli schiavi?
Marcello Veneziani su ww.facebook.com/notes/marcello-veneziani-pagina-autorizzata
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