Relazione della Direzione investigativa antimafia (DIA) depositata in Parlamento dal Ministro Lamorgese, in merito al secondo semestre del 2021 (luglio-dicembre) un’analisi dettagliata della criminalità organizzata a Taranto e provincia.
“Oggi Taranto non è più la città in cui si contavano i morti per strada; è una città che tra mille contraddizioni cerca di ricostruire la propria identità superando i fumi nocivi dei grandi insediamenti industriali; una città ove le organizzazioni criminali offrono, attraverso le attività illecite, una delle poche possibilità di apparente ascesa economica e sociale ad una popolazione alla continua ricerca di un lavoro sano e dignitoso”.
Così si esprime il Procuratore della Repubblica Aggiunto di Lecce -Direzione Distrettuale Antimafia, Guglielmo CATALDI, nel delineare lo scenario criminale del circondario tarantino in cui è evidente il proliferare di piccole organizzazioni mafiose che continuano ad operare in alleanza tra loro o in accesa conflittualità emulando lo stesso “assoggettamento omertoso di analoghi gruppi mafiosi già occupanti in maniera stabilmente radicata il medesimo ambito territoriale.” E’ ciò che si legge nella sentenza della Suprema Corte di Cassazione pronunciata nell’ambito del processo “Città Nostra” (2016) che aveva acclarato l’esistenza nella città jonica dei clan DI PIERRO, DIODATO e PASCALI. Proprio con riferimento a quell’indagine tra l’altro il 13 ottobre 2021 la DIA ha eseguito la confisca di un immobile del valore di 100 mila euro nella disponibilità di una pregiudicata figlia di un elemento condannato per associazione di tipo mafioso.
Il provvedimento consolida specularmente il sequestro operato nei confronti della predetta nel dicembre del 2020.
Il perseguimento di finalità mafiose delle variegate consorterie viene descritto anche dal Procuratore Generale della Corte di Appello di Lecce, Antonio MARUCCIA, allorquando afferma che le stesse “in maniera stringente si collegano all’organizzazione mafiosa un tempo nota come sacra corona unita della quale ora rappresentano il network strutturale”.
Le dinamiche interne dimostrano come i clan tendano continuamente a rimodularsi specie in funzione del ritorno in libertà di alcuni esponenti di primo piano del panorama criminale che anche se sottoposti a misure alternative alla detenzione carceraria riescono a confermare il proprio potere criminale.
Ogni quartiere della città dei due mari è controllato da una o più consorterie, alcune delle quali con spiccata indole criminale, che delinquono nelle zone di rispettiva appartenenza egemonicamente e in autonomia.
Si registra la presenza dei CATAPANO, LEONE e CICALA dominanti nei quartieri di Talsano, Tramontone e San Vito, dei CESARIO, CIACCIA, MODEO e PASCALI attivi nel quartiere Paolo VI e Borgo dove è presente anche il clan DIODATO, dei SAMBITO che operano nel quartiere Tamburi, degli SCARCI al quartiere Salinella e dei TAURINO e PIZZOLLA nella Città Vecchia.
Seppure indebolito dalle vigorose inchieste giudiziarie nella città di Taranto continua ad essere presente altresì anche il sodalizio criminale DE VITIS-D’ORONZO. Il clan MODEO protagonista sul finire degli anni ‘80 e inizi dei ’90 di una violentissima guerra di mafia, ha dato incisivi segnali di attuale operatività nel settore degli stupefacenti.
E’ ciò che emerge dall’indagine “Crypto” conclusa il 15 settembre 2021 dalla Guardia di finanza dove emerge il ruolo di un elemento di spicco del sodalizio già indagato nell’operazione “Cupola” (2020) “in qualità di promotore e organizzatore dell’associazione operando a livello verticistico e direttivo…” nelle dinamiche delittuose del narcotraffico gestito dal clan PESCE-BELLOCCO di Rosarno (RC). Per il lungo curriculum penale e la vasta esperienza nello specifico settore dell’illecito infatti il soggetto “per i rosarnesi rappresentava un cliente perfetto”.
Nello stesso quartiere in cui operano i MODEO è presente il clan PASCALI che nella recentissima operazione del 2 febbraio 2022 condotta dalla Polizia di Stato e di cui si argomenterà nella prossima Relazione Semestrale è stato protagonista di una serie di fatti delittuosi che ne hanno confermato la fama e lo spessore criminale “avvalendosi di una nuova forma di intimidazione c.d silente e simbiotica rispetto al contesto sociale di riferimento”. Il gruppo criminale ha dimostrato nel controllo del mercato degli stupefacenti una efferata capacità di creare “alleanze con canali di approvvigionamento napoletani, espressione della camorra”. I riscontri investigativi hanno tra l’altro attestato il ruolo delle donne negli affari sporchi del sodalizio che fungono anche da reggenti e supervisori durante la detenzione dei boss di vertice.
Nel contesto territoriale provinciale si riscontra la cristallizzata presenza di alcuni elementi criminali che dimostrano in modo particolare aspirazioni imprenditoriali finalizzate all’infiltrazione nel tessuto economico e sociale. L’area geografica dei comuni del versante nord-occidentale che insistono sulla Terra delle Gravine vede la supremazia criminale dei sodalizi LOCOROTONDO e CAPOROSSO-PUTIGNANO mentre quella del versante sud-orientale la presenza egemonica dei CAGNAZZO con epicentro a Lizzano in accordo con i citati LOCOROTONDO.
La mafia nei comuni della provincia di Taranto
Nel semestre in esame anche le consorterie criminali operanti nella provincia tarantina hanno continuato a ricavare i maggiori giovamenti economici principalmente dal traffico delle sostanze stupefacenti.
Sotto questo profilo nel comune di Sava (TA) e in quelli limitrofi l’operazione “Cars & Drugs” condotta dalla Polizia di Stato di Stato ha consentito di sgominare un’organizzazione attiva nello spaccio di cocaina, eroina, hashish e droga sintetica in pillole. La gestione dello spaccio a conduzione familiare era condotta da una donna e dai suoi due figli.
Nei Comuni di Massafra, Palagiano e Statte il traffico di sostanze stupefacenti è attestato dagli esiti investigativi dell’indagine “The Transporter” condotta dai Carabinieri il 7 ottobre 2021 la quale ha disvelato un sistema ben collaudato di trasporto di droga con una fitta rete di pusher. Le indagini hanno consentito così di disarticolare diverse cellule di spacciatori specializzati anche nel recupero dei debiti non saldati da clienti ‘insolventi’ con metodi violenti e minacce di morte.
In linea generale tutti i comuni della provincia orientale subiscono l’influenza delle compagini di Lecce e Brindisi manifestando anche affinità nell’evoluzione dell’operatività criminale. La commistione mafioso-imprenditoriale-politica inizia ad affacciarsi anche in questi territori come evidenziato dell’operazione di polizia “Taros” del marzo 2021 che ha coinvolto alcuni appartenenti alla Giunta Comunale di Leporano.
Lo stesso Procuratore di Lecce, Leonardo Leone DE CASTRIS, ha in proposito osservato: “a fronte della persistenza del fenomeno mafioso nuovi orizzonti di attività appaiono dischiudersi per lo stesso atteso che le ultime indagini, seppur in fase di definitivo accertamento giudiziario, appaiono delineare l’interesse delle organizzazioni criminali in diversi settori dell’economia quali la ristorazione; il commercio degli idrocarburi in frode e lo smaltimento illecito dei rifiuti e lo sviluppo di relazioni sempre più relazioni inquinate con esponenti delle pubbliche istituzioni”.
I comuni ad ovest della provincia di Taranto sono caratterizzati invece da una forte presenza dell’imprenditoria agricola e da investimenti nelle produzioni biologiche che continuano ad essere preda di furti241 di merci, mezzi ed animali, nonché vittime di danneggiamenti di culture, furti di rame e pannelli fotovoltaici. In tali territori inoltre maggiormente presente è il triste fenomeno del “caporalato”, costantemente monitorato e contrastato da task force dedicate.
In tutto il circondario jonico l’assenza di controllo del territorio da parte dei sodalizi “storici” determina il proliferare di eventi delittuosi come aggressioni e ferimenti242 anche da parte di pregiudicati di bassa leva che comunque mettono in evidenza la facile disponibilità di armi e l’indole violenta.
Anche nel semestre di riferimento i reati contro il patrimonio fra cui principalmente le estorsioni e l’usura restano molto diffusi. Proprio riguardo a quest’ultima essa trova terreno facile alimentandosi dal complessivo quadro socio-economico del capoluogo che restituisce l’immagine di una città e della sua provincia sempre più gravemente segnate dalle vicende connesse con l’operatività dell’impianto siderurgico ex ILVA.
Con riferimento alle vicende del complesso industriale il Procuratore della Repubblica di Taranto, Maurizio CARBONE, in occasione della Commissione Regionale di studio e inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia tenutasi il 25 ottobre 2021 ha fatto presente che “con la Prefettura tarantina si è organizzata una rete di scambio di informazioni per prevenire potenziali interferenze sui prossimi finanziamenti”.
Numerosi in tutta la provincia i danneggiamenti che vedono come soggetti passivi del reato persone legate al mondo della politica ma anche dell’imprenditoria ed in quest’ultimo caso le intimidazioni potrebbero sottendere ad una più o meno chiaramente espressa volontà di utilizzazione diretta o indiretta di mezzi o tecniche non conformi ai principi della concorrenza leale ovvero ad una ben più marcata logica estorsiva.
La città di Taranto con il suo porto245 continua a risentire delle endemiche problematiche legate al transito di maestranze anche straniere a volte dedite a traffici delittuosi quali contrabbando di t.l.e., contraffazione e prostituzione.
Sebbene non si registrino nel semestre episodi riferibili al caporalato non sono mancati fenomeni di sfruttamento di manodopera di soggetti extracomunitari.
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